tag:blogger.com,1999:blog-28944031189560241182024-03-12T19:34:42.178+01:00LA CAMPAGNA APPENA IERIGraziahttp://www.blogger.com/profile/14519019595743419376noreply@blogger.comBlogger233125tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-51782122566760076162012-01-10T10:06:00.002+01:002012-01-10T10:10:50.265+01:00Le virtù dell'alloro.<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyPYkPPOyItDV-ZIwf_qYgGHeFK6YJHhAHofqSLMxCCRchdJCBw-iZFXlY1Fw4Hv__JLspcvHNRiWFnKHoDNh-a9hK8cgS2H8sBi4LTXQItVlckUR2pJYAebEYDGri5rjt1tHceveqKrVk/s1600/alloro+Laurus+nobilis+tavola.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 263px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyPYkPPOyItDV-ZIwf_qYgGHeFK6YJHhAHofqSLMxCCRchdJCBw-iZFXlY1Fw4Hv__JLspcvHNRiWFnKHoDNh-a9hK8cgS2H8sBi4LTXQItVlckUR2pJYAebEYDGri5rjt1tHceveqKrVk/s400/alloro+Laurus+nobilis+tavola.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5695927492998584034" /></a><br />L’alloro è uno degli arbusti a noi più familiari, sia come pianta ornamentale sia come pianta aromatica.<br />Per i Romani il Lauro era un simbolo vittorioso, riservato agli imperatori e agli eroi, e anche i primi cristiani lo usarono raffigurato sulle tombe dei martiri alludendo alla loro vittoria spirituale e alla vita eterna.<br />Oggi è meglio noto per il suo uso in cucina,sia quando viene usato per insaporire le carni, specie la selvaggina,sia unito al prezzemolo e ad altre erbe in un” mazzetto di odori”.<br />In passato la foglia dell’alloro aveva molti altri usi: seccate al sole venivano messe in sacchetti per profumare gli armadi e se ne mettevano nelle tasche dei vestiti contro le tarme.<br />Con le foglie ,fresche o essiccate,se ne facevano infusi e decotti contro il mal di stomaco, la cattiva digestione e come lassativo.<br />Con le bacche mature ( ottobre-novembre),in Romagna si faceva, e si fa tuttora, un buonissimo liquore digestivo, il Laurino.<br />Molte erano anche le credenze popolari nei confronti di questa pianta: i contadini ne piantavano spesso vicino a casa perché si credeva che allontanasse i fulmini.<br />Nelle nostre campagne , inoltre,si traevano auspici sul futuro raccolto bruciando foglie di alloro: se il crepitio era vivace e sonoro, il raccolto sarebbe stato abbondante.<br />Ricetta del Laurino:<br /><br />100 gr di bacche mature e qualche foglia<br />500gr di zucchero <br />½ litro di alcool a 90°<br />½ litro di acqua<br /><br />Frantumare metà delle bacche e metterle insieme alle altre nell’alcool per 6 settimane. Preparare uno sciroppo con l’acqua e lo zucchero e, quando si sarà raffreddato, unirlo al liquore ben filtrato .<br />Prima di berlo, lasciarlo invecchiare alcuni mesi, anche un anno.<br /><br />Il liquore si può fare anche con le foglie.<br /> 40 foglie di alloro<br />600 gr di alcool a 90°<br />500 gr di zucchero<br />500 gr di acqua<br /> Mettere in infusione le foglie nell’alcool per 40 giorni , al buio, in un recipiente di vetro chiuso ermeticamente, poi aggiungere lo sciroppo di acqua e zucchero, lasciare il tutto ancora una settimana e filtrare. Ottimo bevuto gelato.giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-32385581193855455082012-01-07T16:59:00.001+01:002012-01-07T17:04:33.499+01:00Gennaio nei proverbi.<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilAVW1X9xa_DPJYbo-EgIEC0KqLJn0nxde23tJzlpa4uodgA1qOeOvBBMLRM4M7WAfcDnHdCdZyGRm7IIm3h-F6AS707huk6DCvs90BXj6sVBMwrgGUFl4IPzlm0u20La0mikDSJGXsBwq/s1600/inverno.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 212px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilAVW1X9xa_DPJYbo-EgIEC0KqLJn0nxde23tJzlpa4uodgA1qOeOvBBMLRM4M7WAfcDnHdCdZyGRm7IIm3h-F6AS707huk6DCvs90BXj6sVBMwrgGUFl4IPzlm0u20La0mikDSJGXsBwq/s320/inverno.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5694921293798137170" /></a><br /><br />Gennaio nei proverbi è ricordato spesso come il mese più freddo, gelido addirittura, dell’anno.<br />“Znèr nivèr”, nella sua concisione ci ricorda che è mese in cui sovente nevica, anche se oggi molto meno di un tempo, e la neve era sempre auspicata ,perché” “Se e’ bòfa ad znèr, u s’rimpès e’ granèr!<br />Se gennaio invece si presenta bello e asciutto, allora il proverbio ci avvisa che “Guardati da un buon gennaio, che ti farà piangere febbraio”, e anche” Porbia ad znèr ,in primavera mèl”.<br />In gennaio in campagna si fanno pochi lavori, uno dei quali è la potatura delle viti, lavoro consigliabile in luna calante, da non rinviare, come dice il proverbio “ Luna dei grappoli a gennaio, luna dei racimoli a febbraio”.<br />Anche per le galline gennaio è un mese favorevole, infatti adesso ricominciano a fare le uova dopo il periodo della muta e:“ Par l’an nòv, tott al galòini al fa l’òv” , e anche“Gennaio ovaio”o “Non c’è gallina ne’ gallinaccia, che di gennaio l’uovo non faccia”.<br />I santi del calendario tracciano il percorso del gelo di gennaio con vari detti e proverbi : “Per San Bas-cèn, e’ trema la couda enca me chèn”( per San Sebastiano, trema la coda anche al cane)e<br />una volta i contadini si consolavano e auspicavano la fine del freddo dicendo: “ Il barbato, il frecciato, il mitrato, il freddo se ne è andato” .<br />Il barbato è sant’Antonio, il 17; il frecciato san Sebastiano il 20, e il mitrato San Biagio, ricordato il 3 febbraio,che, nelle speranze di tutti,doveva portare verso un tempo più clemente, speranze spesso disilluse da un altro proverbio che diceva: “A San Vincenzo”28 gennaio ,”l’inverno mette i denti”.<br />Ma questo proverbio veniva contraddetto da quello della conversione di San Paolo , il 25 gennaio , perché:”Par San Pèval, e’ giaz l’è a ca de gèval”.( per San Paolo, il ghiaccio è a casa del diavolo, cioè ha ormai allentato la sua morsa).<br />Il giorno di San Paolo una volta era considerato giorno di presagio per pronosticare il tempo, non solo in senso meteorologico, ma anche più in generale.<br />San Paolo “dei segni”,nel sapere popolare, aveva molti seguaci, e si diceva che: “Se spira il vento o cè nebbia nella notte della conversione di San Paolo è segno di cattive nuove e di malattie, anche nelle bestie, mentre se il tempo è buono è segno di abbondanza e prosperità”.<br />I contadini ,perciò,avevano molta fiducia in San Paolo “dei segni”, come del resto ci ricorda il proverbio: “No badè a calèndar e calandròn, ma guardè che e’ dè ad San Peval e’ sia bòn”.giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-15792871080817490222012-01-04T13:37:00.000+01:002012-01-04T13:39:26.782+01:00La Pasquetta.<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzceTk4s7dBcOqLk8hbK-vWpa9ykKO5jE48OUrzxoxJlKrh420RFLujBxvM4HoTHnJnUfuDuHta8XStvlAMstTmklKcwoIA00sEIXe_eYzEFjJOa1U0p4akKvh-a6g-leZuasjsg2TbXvY/s1600/befana8.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 380px; height: 246px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzceTk4s7dBcOqLk8hbK-vWpa9ykKO5jE48OUrzxoxJlKrh420RFLujBxvM4HoTHnJnUfuDuHta8XStvlAMstTmklKcwoIA00sEIXe_eYzEFjJOa1U0p4akKvh-a6g-leZuasjsg2TbXvY/s400/befana8.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5693755077840363890" /></a><br /><br />L’Epifania , divenuta nel calendario liturgico la presentazione di Cristo ai Magi,era anticamente la data di chiusura delle “dodici notti” dedicate al passaggio dell’anno , nel periodo successivo al solstizio d’inverno.<br />E’ dunque un “capodanno”,e, come ogni “capo dell’anno”, è colma di sortilegi , uno dei quali è la facoltà di parola degli animali, come spiegano due proverbi: “La notte di Pasquetta parla il chiù e la civetta” e “La notte di Befana nella stalla, parla l’asino, il bove e la cavalla”.<br />La mattina dell’Epifania, una volta ,quando imperava la superstizione, era usanza recitare alcune formule rituali, magari di mattina presto celati dietro una siepe ai margini di un crocevia, per captare, non visti, le parole dei primi passanti e trarre da esse auspici e pronostici.<br />Uno di questi detti recitava : <br /><br />Pasqua, Pasquina, Pasquetta,<br />Ch’à vnì tre volti l’àn,<br />Cs’am suzdràl enca st’àn?<br />(Pasqua, Pasquina e Pasquetta che venite tre volte all’anno cosa mi succederà anche quest’anno?)<br /><br />Il richiamo alle tre Pasque indica le tre feste indicate con questo nome: Pasquèta l’Epifania, Pasqua granda la Pasqua di resurrezione e Pasqua ròsa la Pentecoste.<br />L’Epifania chiude il ciclo festivo apertosi col Natale , come ricorda il detto: <br /><br />Pifanì<br />Tot al festi la mena vì,<br />la li mèt int una casa,<br />la li mòla sol per Pascva,<br />u n’amòla qualcadòna<br />San Jusèf e la Madona.<br />(Epifania tutte le feste porta via,le mette in una cassa, le libera dopo Pasqua,ne liberano qualcheduna San Giuseppe e la Madonna)<br /><br />Come si vede il Carnevale, seppure amato dal popolo,non è ricordato: era una festa invisa alla Chiesa e quindi esclusa dalle feste riconosciute.giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-27552840183357444542011-12-30T20:02:00.002+01:002011-12-30T20:04:59.114+01:00Buona fine e buon inizio.<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEja0mjln8BjtWh5ciNUR_VZ0PVPSaUldLrbhc94038DmYmo5KvhnG4uTI_XMdUyG97CPssoBfrDAaroJ86tQEgO2zxcPXoKznXXoy6HhAXLp94EEM1gvxbotFdr1oBJ3hUROW2ZxoSGctwh/s1600/26049iu.gif"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 307px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEja0mjln8BjtWh5ciNUR_VZ0PVPSaUldLrbhc94038DmYmo5KvhnG4uTI_XMdUyG97CPssoBfrDAaroJ86tQEgO2zxcPXoKznXXoy6HhAXLp94EEM1gvxbotFdr1oBJ3hUROW2ZxoSGctwh/s400/26049iu.gif" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5691998825478684322" /></a><br /><br />L’ultimo giorno dell’anno la Chiesa l’ha dedicato a San Silvestro, il Papa sotto il quale l’Impero Romano da pagano divenne cristiano.<br /><br />Come in tutte le feste che cadono nel periodo solstiziale, come leggiamo nel Lunario di Cattabiani ,anche a Capodanno si traggono presagi per l’anno venturo.<br />Per esempio in molte parti d’Italia si dice che se l’anno comincia di mercoledì o di domenica sarà buono, di venerdì cattivo…<br />Quanto agli anni,i pari porterebbero un raccolto abbondante, mentre sarebbero sfortunati quelli in cui compare il sette , un suo multiplo o il numero tredici.<br />Riti usati e abusati sono l’uso di mangiare noci, uva e lenticchie, indossare qualcosa di nuovo o di rosso,baciarsi sotto il vischio.<br />In quanto al primo giorno dell’anno, un tempo si stava molto attenti alla prima persona che si incontrava per strada : non doveva essere una donna , o un povero o un vecchio, perché erano presagi infausti.<br />Anche l’anno bisestile era considerato poco propizio, e dicevano: “quando l’anno vien bisesto,non fan bachi e non fanno innesto”.<br />Una volta, nelle campagne ,la mattina presto del primo giorno dell’anno era facile trovare gruppi di<br />bambini che andavano casa per casa a “dè e’ bòn àn”…<br />Bussavano alle porte dicendo: “bon dè, bon àn, la fortuna par tòt l’àn”e in cambio degli auguri ricevevano qualche dolce, qualche noce o un soldino.giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-91122652396096677012011-12-28T15:32:00.000+01:002011-12-28T15:34:09.094+01:00Sua Maestà il Maiale<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcTejPdzeoMqJY10HMXMjJ1fDBS6pzm7NpIAJQMo1qIAAGfZWJQamfqAHMPzFUeMQSpbtxwcMnbzNSGLAq5VsyPW8gMDXD_W2D8U02k3R424WITiiNh02-uACpfvm-P3Rs3ycArH04oQnQ/s1600/le_tavole_del_maiale.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 301px; height: 301px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcTejPdzeoMqJY10HMXMjJ1fDBS6pzm7NpIAJQMo1qIAAGfZWJQamfqAHMPzFUeMQSpbtxwcMnbzNSGLAq5VsyPW8gMDXD_W2D8U02k3R424WITiiNh02-uACpfvm-P3Rs3ycArH04oQnQ/s400/le_tavole_del_maiale.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5691187122647174706" /></a><br /><br />Una volta l’uccisione del maiale avveniva solitamente tra il 13 dicembre, San’Andrea ,e il giorno di Sant’Antonio Abate, anche se qualcuno preferiva farlo nel periodo di Carnevale.<br />Il consumo delle carni, o meglio, di tutto il maiale, non ha mai avuto momenti di stanca.<br />Dai Romani in poi, lo si continua a cucinare in tutti i modi, e lardo e strutto sono stati usati come condimento fino ai nostri giorni, anche se oggi molto di meno.<br />Il primo trattato sui salumi italiani la dobbiamo agli storici del XVI sec. Teofilo Folengo e Tommaso Garzoni,che annotano nella loro mappa le soppresse napoletane, le salsicce toscane,il salame piacentino,la mortadella cremonese diversa da quella modenese che veniva stufata e si mangiava con legumi e frutta macerata….<br />Alcune ricette antiche si sono salvate,altre col tempo e con l’avvento di nuove mode e nuovi appetiti si sono dimenticate, come l’usanza di lessare il maiale, tanto che il brodo “lardiero”si è ormai perso nei secoli sei secoli.<br />Negli ultimi decenni anche il sangue del maiale non viene più utilizzato come una volta per sanguinacci cucinati a tocchetti con la cipolla come in Romagna o in saporite schiacciate come in Toscana. <br />Oggi , anche nelle campagne, sono rimasti in pochi a “smettere” il maiale in casa per conto proprio, è un lavoro complicato , ci vuole spazio e anche un luogo idoneo per conservare i salumi e i prosciutti.<br />Adesso non c’è più la necessità di fare una scorta di cibo per tutto l’anno come avveniva al tempo dei nostri nonni:allora uccidere il maiale era una vera e propria faccenda di sopravvivenza, perché era quasi la sola carne, insieme a qualche gallina o coniglio, che assicurava un buon nutrimento quando si cominciavano i lavori faticosi da aprile in poi.giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-8188477505890110532011-12-25T17:46:00.000+01:002011-12-25T17:48:09.663+01:00La data del Natale<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEim5Mf4Jox4SJ4kDL_5Qbll8CHNj1Mr_Pvx6iQ7aScK_zhwRArGrJj3_EyzxNqwRvOs7x6AHrR0DfNnN0DrynkrZQOoKgdI7_pI7KoOmfKqbjpMFI50Q_E_wGar2jWvaGrZx5h5pUv0WHjB/s1600/p007_1_03.png"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 325px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEim5Mf4Jox4SJ4kDL_5Qbll8CHNj1Mr_Pvx6iQ7aScK_zhwRArGrJj3_EyzxNqwRvOs7x6AHrR0DfNnN0DrynkrZQOoKgdI7_pI7KoOmfKqbjpMFI50Q_E_wGar2jWvaGrZx5h5pUv0WHjB/s400/p007_1_03.png" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5690108543033046722" /></a><br /><br />Secondo la tradizione, il Cristo sarebbe nato il 25 dicembre del 743° anno dalla fondazione di Roma, considerato il primo della nostra era.<br />Ma quando Gesù sia effettivamente nato non lo sapiamo.<br />Nel Lunario di Cattabiani viene comunque evidenziato il fatto che il giorno 25 dicembre non è storicamente sostenibile ,perché nel Vangelo di Luca si racconta che in quel periodo nelle campagne di Betlemme alcuni pastori vegliavano di notte facendo la guardia al gregge.<br />Siccome i pastori ebrei partvano per i pascoli all’inizio di primavera tornando in autunno, è evidente che il Cristo nacque tra la fine di marzo e il primo autunno; tant’è vero che fino al principio del IV secolo il Natale veniva festeggiato, secondo i luoghi,o il 28 marzo o il 18 aprile o il 29 maggio.<br />Quella del 25 Dicembre è una data convenzionale: nella seconda metà del III secolo si affermò nella Roma pagana il culto del Sole e in suo onore l’imperatore Aureliano aveva istituito una festa al 25 dicembre, il Natalis Solis Invicti.<br />Questo Natale del Sole Invitto celebrava il nuovo “Sole rinato” dopo il solstizio invernale con giochi e cerimonie grandiose.<br />Molti cristiani erano attirati da queste cerimonie spettacolari , così la Chiesa Romana, preoccupata che questi riti oscurassero la diffusione del cristianesimo , pensò bene di celebrare nello stesso giorno il Natale del Cristo.<br />La festa, già documentata dei primi decenni del secolo IV,si estese, a poco a poco, al resto della cristianità.<br />Ma nel secolo V il Natale del Sole Invitto era ancora vivo, tant’è vero che papa Leone Magno ammoniva i fedeli a non partecipare ai suoi riti pagani e a non inchinarsi all’astro , come facevano in molti, prima di entrare in chiesa.giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-69795344600181564442011-12-18T10:38:00.002+01:002011-12-18T10:41:16.896+01:00le filastrocche di Natale.<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifHXEMkUu22zj7cCukpXL-3JcdbTO-FpBX8aEOcOktMifUtCAMw5-WXHEAzNslhpfQopJBPfiFgmr0DlkBJmBo0VyfTg3jMTzIoIaJJbfqYra1Yj8-L0opUMc5u5YylclYIa6HkIzMbeYG/s1600/canzoni-di-natale4.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 300px; height: 300px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifHXEMkUu22zj7cCukpXL-3JcdbTO-FpBX8aEOcOktMifUtCAMw5-WXHEAzNslhpfQopJBPfiFgmr0DlkBJmBo0VyfTg3jMTzIoIaJJbfqYra1Yj8-L0opUMc5u5YylclYIa6HkIzMbeYG/s400/canzoni-di-natale4.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5687400439387109442" /></a><br /><br />In molte famiglie, una volta,per Natale, si insegnava ai bambini di recitare dei sermoni o ,come le chiamavano in Romagna,“al pasturèli” ,per averne poi premi o regali.<br />Ecco due esempi di queste antiche filastrocche :<br /><br />La mi mama per Nadèl<br />La m’à prumess e’ pèn spezièl,<br />di zucarèn e dal zambèli<br />e tènt ètar robi beli.<br />La mi à prumess a cundiziòn<br />Ch’imparess un bel sarmòn.<br />Tota nòta a l’ò sugnè<br />Stamatena am so livè<br />E’ sarmòn a l’ò imparè.<br />A j ò det e mi sarmunzèn<br />Mama, cl’la mi daga i zucarèn.<br /><br />La mia mamma per Natale/mi ha promesso il pan speziale/zuccherini e ciambelle/e tante altre cose belle/.Mi ha promesso a condizione / che imparassi un bel sermone/.Tutta notte l’ho sognato/, stamattina mi sono alzato/ il sermone l’ho imparato/.Ho detto il mio sermoncino/ mamma mi dia lo zuccherino.<br /><br />Sta nota a mezanòtt<br />Un’ora a nènz e’ bòt,<br />l’è ned un Bambinèl,<br />tra e’ bò e l’asinèl.<br />Con e’ su fiè lò i l’arischèlda,<br />San Jusèf l’è lè che guerda; <br />la su mama la l’fàsa,<br />la i strènz i su pinèn<br />Gesù mio, che bel Bambèn!<br />A l’è d’intòran tot fa ligrèza,<br />tot adòra e Bambinèl;<br />i pastùr i sona la piva,<br />la piva e ancora e pivèn,<br />i fa ligrèza a e’ bel Bamben.<br />E’ sarmòn a l’ò finì:<br />la mi mama ,dèm un bajoch,<br />o dasiman du, se un l’è tròp!<br /><br />Stanotte a mezzanotte/un’ora prima del tocco/ è nato un Bambinello/ tra il bue e l’asinello/.Con il loro fiato lo riscaldano/,san Giuseppe è lì che lo guarda, la sua mamma lo fascia/ gli stringe i suoi piedini/: Gesù mio, che bel Bambino./ Lì intorno tutti fanno festa,/ tutti adorano il Bambinello/,i pastori suonano la piva/ la piva e lo zufolino/ fanno festa al bel Bambino./ Il sermone l’ho finito/<br />Mamma datemi un baiocco/ o datemene due, se uno vi sembra troppo.giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-81582834114700529012011-12-09T10:02:00.000+01:002011-12-09T10:04:36.805+01:00La cinciallegra.<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigdnK_CyQD7HEkVky7ShxnhYnrQPIKffnLT9PBRCiIzEi4HDS3nLCvduzYMZRq2KQT6zAoB4fepnhgo5p9ffoeU8hLFEgkauYhv-BoUDJIjMj3jII8B4EbDrWFnZ___t-VQAFurDm8Uuzw/s1600/cinciallegra.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 324px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigdnK_CyQD7HEkVky7ShxnhYnrQPIKffnLT9PBRCiIzEi4HDS3nLCvduzYMZRq2KQT6zAoB4fepnhgo5p9ffoeU8hLFEgkauYhv-BoUDJIjMj3jII8B4EbDrWFnZ___t-VQAFurDm8Uuzw/s400/cinciallegra.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5684051548782682898" /></a><br /><br />La cinciallegra è il tipo di cincia che in giardino si vede più frequentemente, soprattutto in autunno e in inverno, quando, insieme ad altre specie di cince ,si esibiscono in un vero e proprio spettacolo di acrobazie e volteggi velocissimi.<br />La cinciallegra è la più grande delle cince ( arriva a una lunghezza di 15 cm ),il suo canto è semplice e le sue note limpide e chiare assomigliano a suoni di campanellini.<br />Le cince difendono il loro territorio tenacemente e il maschio , se vuole conquistare una femmina, le mostra tutti i luoghi possibili del suo territorio dove è più idoneo e sicuro nidificare.<br />E’ la femmina che alla fine sceglie,così come è sempre lei che fa il nido, dove deporrà da 6 fino a 14 uova.<br />E quando nascono i piccoli, ecco che comincia il vero e duro lavoro per i genitori: quello di fare avanti e indietro anche più di 600 volte al giorno per sfamare i figlioletti.<br />La cinciallegra si ciba di insetti e delle loro larve, di ragni,di piccoli lombrichi e di semi ,bacche e frutti vari.<br />Nei nostri giardini sarà più facile vedere saltellare le cinciallegre in terra o nel prato, al contrario delle cinciarelle che invece si vedono più spesso in equilibrio sui rametti degli alberi mentre becchettano qualcosa a testa in giù.giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-82809268144437147852011-12-03T18:51:00.002+01:002011-12-03T18:54:47.391+01:00Magica salvia.<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5DIdBa2bwDxHkklMAMZQ8IwMQSkuBm550BY1Q-q8EEOnMzD4N8z-8szxcvlx6KK_8JaaMyIuGaPZoTTNMOEzTwxcycRKJ7piS-Q-zKQE8M_DjE4CalB5DqJ9zyQeaSi-pRKi0lbjdXQdH/s1600/salvia.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 300px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5DIdBa2bwDxHkklMAMZQ8IwMQSkuBm550BY1Q-q8EEOnMzD4N8z-8szxcvlx6KK_8JaaMyIuGaPZoTTNMOEzTwxcycRKJ7piS-Q-zKQE8M_DjE4CalB5DqJ9zyQeaSi-pRKi0lbjdXQdH/s400/salvia.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5681961253917607586" /></a><br /><br />La salvia, insieme al rosmarino, è da sempre l’erba aromatica più usata in cucina , anche quella romagnola.<br />Si usa con tutte le carni, per cuocere il pesce al forno,per la cacciagione,nei primi piatti, in certi ripieni e per insaporire l’olio e l’aceto.<br />Un tempo, quando non c’era la possibilità di comprare medicine, la salvia era usata in tanti medicamenti casalinghi che si tramandavano da madre in figlia.<br />Infatti un vecchio proverbio dice: “Chi ha salvia nel suo giardino, non ha bisogno del dottore”.<br />Il decotto di salvia fatto nell’acqua bollente giovava in caso di dissenteria, mentre il decotto di alcune foglie fatto col vino era consigliato per la tosse ostinata.<br />Con gli infusi di salvia si curavano infezioni della bocca e se ne facevano gargarismi in caso di mal di gola.<br />Con le foglie poi ci si pulivano i denti strofinandoli , medoto questo antichissimo.<br />Insomma la salvia è una pianta quasi salvifica, , tanto che un proverbio dice” Se molto vuoi campare, salvia hai da mangiare”e la Scuola Salernitana insegnava: “<br />Perché l’uom morrà cui fresca nel giardin la salvia cresca? L’uso della salvia i nervi allena all’uso,il tremito frena delle mani,ed anche aiuta a scacciar la febbre acuta…..”<br />Infine una ricetta,il risotto con la salvia. Per 4 persone:<br /><br />Tritare una cipolletta e farla appassire in due cucchiai d’olio,unire 300 grammi di riso ,farlo tostare e poi bagnarlo con 1 bicchiere di vino bianco secco.<br />Cuocere il riso aggiungendo brodo bollente a poco a poco <br />e intanto spezzettare 6 foglie di salvia e farle rosolare in un po’d’olio .<br />Unire la salvia al riso ormai pronto,mantecare con 2 noci di burro<br />e due cucchiai di parmigiano.<br />Lasciare riposare un paio di minuti e servire nei piatti spolverando ancora con un po’di formaggio.giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-74037145937211982932011-12-01T10:10:00.001+01:002011-12-01T10:14:44.475+01:00Dicembre gelato non va disprezzato.<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoSXVtJRsSOmQ1X7aECd4UBOoZhV5y4-5sk0oLX4McqfsI-N3C9Jen7XQtPBwvPRj-nUNfrhAi9t8NXPi2A09v69RJVJRVk5vGk3PnrFRGchMDWJ9qE-Sj0bqP3aYLI1ccLv7m-afAQdz2/s1600/8965934-un-albero-congelato-coperto-di-brina-su-una-mattina-fredda-d-inverno.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 214px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoSXVtJRsSOmQ1X7aECd4UBOoZhV5y4-5sk0oLX4McqfsI-N3C9Jen7XQtPBwvPRj-nUNfrhAi9t8NXPi2A09v69RJVJRVk5vGk3PnrFRGchMDWJ9qE-Sj0bqP3aYLI1ccLv7m-afAQdz2/s320/8965934-un-albero-congelato-coperto-di-brina-su-una-mattina-fredda-d-inverno.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5681084982338028898" /></a><br /><br />In dicembre i contadini ormai facevano scarsi lavori nei campi per via del cattivo tempo e passavano molte ore nelle tiepide stalle ,mentre gli anziani guardavano il cielo trovando qualche segno che presagisse pioggia o neve.<br />Se si annuvolava sopra la brina, per esempio,dicevano che era segno di pioggia: quand ch’è u s’anòvla sora la bròina, e piòv ninz che sia matòina.<br />Anche la Luna dicembrina era foriera di pioggia, come dice quest’altro proverbio: La Lòna ad dizembar quand che la vnirà,piò bagnèda che sòta la sarà.<br />Ma “dicembre gelato non va disprezzato” perché il freddo fa bene alla campagna e poi ci si può consolare con il detto: “dicembre ogni cosa-fa sacra e preziosa”.<br />Infatti dicembre conduce al Natale ,passando per feste di Santi e ricorrenze varie che sono elencate in questa vecchia filastrocca che Livio Carloni data al 1946.<br /><br />Il quattro Santa Barbara beata,<br />il sei San Nicolò che vien per via,<br />il sette Sant’Ambrogio di Milano <br />e l’otto Concezion Santa Maria;<br />il dodici convien che digiuniamo,<br />il tredici ne vien santa Lucia,<br />il ventun San Tomè: la Chiesa canta<br />il venticinque abbiam la Festa Santa.giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-36670454898384796732011-11-22T20:18:00.002+01:002011-11-22T20:23:36.542+01:00verso l'inverno<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirE-TrVY_4Mfq_YXBgHxu_oh2fJXpwvD6ysa6zwuw3JmxztftUYftZrV_z4VSU4gSQBpCpr9Z7m8BzDW6o5XE0GKJlbY6r2bwPsYJEczRvLgGRpfj8GN_bU1L4zn4exa2UILkhKkIbObKm/s1600/11+Davanti+al+camino.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 254px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirE-TrVY_4Mfq_YXBgHxu_oh2fJXpwvD6ysa6zwuw3JmxztftUYftZrV_z4VSU4gSQBpCpr9Z7m8BzDW6o5XE0GKJlbY6r2bwPsYJEczRvLgGRpfj8GN_bU1L4zn4exa2UILkhKkIbObKm/s320/11+Davanti+al+camino.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5677901765405782514" /></a><br />Il mese di novembre è il primo mese veramente freddo ,quello che dà inizio al cattivo tempo, alle nebbie e alla pioggia,per cui una volta era una stagione che preoccupava , soprattutto i braccianti, che difficilmente in questo mese trovavano lavoro.<br />Comunque sia, un proverbio dice: “Giorno bello o giorno brutto, a novembre muore tutto”.<br />Le giornate cominciavano ad essere buie e nelle case coloniche la luce era scarsa;la candela o la lumina ad olio erano sempre messe accanto al telaio, che d’inverno lavorava a pieno ritmo.<br />“Da San Martoin a Nadèl ogni purèt e’ stà mèl” dice un altro proverbio, mentre un altro ancora recita: “Par Santa Caterina o che piòv ,o che nòiva, o che broina, o che tira la curòina e u j è la paciaròina”.<br />Un tempo , nelle campagne, si cominciava a scaldare il letto dal giorno di Santa Caterina -il 25 novembre-, un mese prima di Natale, fino alla fine di febbraio, poveri o benestanti che fossero….<br />Infatti per i contadini di una volta l’inverno si calcolava da Santa Caterina fino al primo marzo, e in molti paesi della Romagna la festa di Santa Caterina era la festa delle ragazze, alle quali si regalavano castagne e torrone.<br />Inoltre in questo mese , come durante tutto l’inverno ,dato che si lavorava poco e servivano meno energie,si preparavano solo due pasti al giorno: la colazione a metà mattina, tra le nove e le dieci e la cena verso le cinque di sera…..eccezioni si facevano solo per le feste di Natale e per la settimana di carnevale.<br />“Novembar e’ trèma tot, dizèmbar e’ spless l’an”…..e dopo dicembre , dopo le feste di Natale, finalmente ci si rallegrava con l’uccisione del maiale, un avvenimento atteso da tutte le famiglie perché si riempiva la dispensa ed era l’occasione per mangiare un po’ di carne, cosa che non succedeva spesso….giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-58118467920063999632011-11-14T10:26:00.002+01:002011-11-14T10:29:20.201+01:00Da Ginestreto a Massamanente.<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhd40o-sMoEXitgucxrpDd2wLqyWcKG28bnHNlb7yOxfhA6JTw0uLZuq-TJPcF1o59n96EYy4vsQEx4cbwnFaKdv1CPd0SREtZCqlnYVwtjLNFj5faE2vPGnnDWK0Fb66Yz-3zuqMXibLlw/s1600/img.php.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 110px; height: 72px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhd40o-sMoEXitgucxrpDd2wLqyWcKG28bnHNlb7yOxfhA6JTw0uLZuq-TJPcF1o59n96EYy4vsQEx4cbwnFaKdv1CPd0SREtZCqlnYVwtjLNFj5faE2vPGnnDWK0Fb66Yz-3zuqMXibLlw/s400/img.php.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5674780551433053042" /></a><br /><br />La breve valle del torrente Uso, che si inserisce tra le più grandi del fiume Marecchia e del fiume Savio, è ricca di suggestioni ,di splendidi paesaggi e di inimitabili strutture architettoniche.<br />Da un opuscolo scritto da Fabio Molari, attento testimone della memoria, riporto questo brano che descrive un tratto del sentiero ,sul crinale ,che porta da Ginestreto a Massamanente.<br /><br />“Partiamo dunque da Ginestreto, il colle delle ginestre,arbusto dalla lunga e intensa fioritura gialla.<br />Anticamente questo territorio era diviso in due frazioni: Ginestreto propriamente detto e Morsano, raccolto attorno alla vecchia pieve.<br />L’abbandono quasi totale di questo paesino ha portato alla scomparsa della pieve di San Martino in Morsano ed al crollo di importanti strutture edilizie di origine rurale.<br />Anche del castello non resta più niente, gli ultimi ruderi furono abbattuti negli anni’40.<br />Attualmente resta la chiesa dedicata a Sant’Apollinare, una costruzione che risale alla fine del 1700.<br />Negli ultimi anni questa località è assurta a notorietà nazionale per la presenza di una moderna discarica.<br />Alle spalle di Ginestreto, in direzione della valle del Marecchia,possiamo osservare il monte Uffogliano, con i suoi castagni secolari, uno dei pochi boschi presenti in zona con una superficie consistente.<br />Sulla sommità del colle troviamo i resti di un castello e da qui un sentiero porta a Casano,un piccolo mondo di grandi case di pietra, dove domina il silenzio.<br />Risalendo la parte orografica destra della valle dell’Uso giungiamo a Massamanente, che sul colle Siepi ospita ancora le poche mura del castello malatestiano , di cui resta solo una stanza interrata, forse le prigioni.<br />Massamanente è una realtà agricola di case sparse in mezzo ai prati più belli di questa Romagna quasi feltresca.<br />In primavera i grandi campi si colorano di un verde brillante ,che li fa assomigliare ad una piccola Irlanda.<br />In questa frazione possiamo ricordare la chiesa dedicata a San Paterniano”.<br />(Nella foto: Chiesa di San Paterniano).giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-11505237949327661842011-11-06T17:29:00.000+01:002011-11-06T17:31:29.013+01:00Pere coscia e mele zitelle.<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBytBapRZwMoSqOFmTNUFRuPGik7T5NJVxf7AIE8LYHwpNLlNQLLc6zCOAF4qr_bzhO8zJeK4fhxRrbonMDUrgorpC3v0L9O9ssS3fLTDPgXCYFNcy8tMm-Pzr5uXdN4meMZd07W62HAWg/s1600/1182005217069_pera.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 170px; height: 170px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBytBapRZwMoSqOFmTNUFRuPGik7T5NJVxf7AIE8LYHwpNLlNQLLc6zCOAF4qr_bzhO8zJeK4fhxRrbonMDUrgorpC3v0L9O9ssS3fLTDPgXCYFNcy8tMm-Pzr5uXdN4meMZd07W62HAWg/s400/1182005217069_pera.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5671920948178933746" /></a><br /><br />Nei cataloghi dei vivai dell’ottocento, per descrivere le mele, le pere o l’altra frutta , sembra non si usasse mai l’aggettivo “bello” o “di bel formato” : i requisiti che più interessavano erano la produttività della pianta , il sapore dei frutti ,ma soprattutto la “serbevolezza”, cioè la proprietà di conservarsi a lungo.<br />Era quello un fattore molto importante, in un mondo ancora privo di celle frigorifere e di congelatori.<br />Dai primi decenni del novecento, invece, le cose hanno cominciato a cambiare, la bellezza e la pezzatura dei frutti hanno cominciato ad avere sempre più importanza e di scelta in scelta,a forza di scartare certe varietà,siamo giunti a quegli insipidi e perfetti capolavori che oggi appaiono nelle vetrine e sui banchi dei fruttivendoli.<br />Oggi però si cerca di correre ai ripari , ricercando antiche varietà che ,oltre ad essere quasi sempre più resistenti alle malattie , hanno il merito di farci riscoprire i sapori e i profumi di una volta.<br />Rintracciare e coltivare nuovamente queste specie è un compito importante , anche per garantire la conservazione di un patrimonio genetico che potrà servire per creare nuovi ibridi più resistenti alle malattie.<br />Alcune specie si rinvengono spesso in modo occasionale ,veri cimeli di una arcaica agricoltura locale.<br />Un tempo, soprattutto di mele e pere ,vi erano innumerevoli specie, dai nomi anche stravaganti, come la “Mela pera”, allungata ,acidula ,aromatica e croccante; la “Mela gelata”,che si conservava a lungo per tutto l’inverno; la” Mela zitella”, coltivata in collina e sulle alture; la “Mela limoncella”dal vago sapore di limone. <br />Fra le pere antiche ricordiamo la “Pera moscadella”, pera estiva,dolce ,dal sapore che ricordava l’uva moscata; la “Pera prosciutto”, piccola pera invernale così chiamata perché di colore rosso mattone,e poi la “Pera butirra” e ancora la “Pera coscia di monaca”…..insomma tutta una lunga serie di frutti che speriamo ci vengano restituiti.giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-11274108742648765732011-11-02T13:34:00.000+01:002011-11-02T13:36:50.876+01:00Il fungo orecchione.<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgf3wd6VpQBKEqHKqENkidoUnkT6gr07HiTtqQJLOUez-kpZ3nXMI9gw-i8rV3bV7cXedwJGi_oBQ1rr-s8lPkxESEkivSMdIwkkphk8wkHx7RJv1mD1duqFJ56OsRYIRQVHq7GoqTbFhXk/s1600/pleurotus.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 244px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgf3wd6VpQBKEqHKqENkidoUnkT6gr07HiTtqQJLOUez-kpZ3nXMI9gw-i8rV3bV7cXedwJGi_oBQ1rr-s8lPkxESEkivSMdIwkkphk8wkHx7RJv1mD1duqFJ56OsRYIRQVHq7GoqTbFhXk/s320/pleurotus.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5670376053313875954" /></a><br />Cercare funghi nei boschi è sempre una bella avventura, purchè si sia competenti e si abbia una buona conoscenza delle varie specie , velenose e commestibili.<br />Invece,una volta, in campagna , i funghi si coltivavano, o per meglio dire, si creava una zona adatta alla loro crescita spontanea .<br />Quando ero bambina ricordo molto bene mio nonno che preparava con cura una zona apposta per questa coltura, che di solito era lungo il filare di una piantata di vite.<br />Per prima cosa vangava ben bene il terreno per la profondità della vanga, poi vi spargeva del letame di coniglio misto a parecchia paglia e sopra tutto un certo strato di terra leggera.<br />Teneva la zona sempre umida e dopo qualche tempo cominciavano a nascere i primi funghi,gli orecchioni,che lui chiamava “urcèli” perché avevano appunto la forma di orecchio.<br />Ricordo le mangiate di questi funghi che facevamo….specialmente cotti sulla graticola!<br />E soprattutto senza avere paura che fossero velenosi.giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-65043538928324617542011-10-24T14:32:00.001+02:002011-10-24T14:35:20.131+02:00Nessuno fischietta più !?<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJO5mt2f5w-V9MBhVHtgnW_Vo_tfiMKsE-zMaJ7W9nFSG_68QMXT29vJqerah-sJzdrfbnZsTGn4yUdgqKvjjS4ikcdLAmVFZ-UnyyXk4lj2lNUkqfCtN-cKk_RxjDn5fhi2p9N7y8x612/s1600/fischiare+assieme+2.JPG"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 283px; height: 302px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJO5mt2f5w-V9MBhVHtgnW_Vo_tfiMKsE-zMaJ7W9nFSG_68QMXT29vJqerah-sJzdrfbnZsTGn4yUdgqKvjjS4ikcdLAmVFZ-UnyyXk4lj2lNUkqfCtN-cKk_RxjDn5fhi2p9N7y8x612/s320/fischiare+assieme+2.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5667035828412469826" /></a><br /><br />Una volta era facilissimo imbattersi in gente che fischiettava.<br />Un tempo, specialmente in campagna, fischiare era un’abitudine comunissima: si fischiettava mentre si zappava, si potava, si mungeva e mentre si facevano tutti i lavori nei campi.<br />Anche i birocciai erano soliti fischiare motivetti mentre sedevano sui loro carri tirati dalle bestie,soprattutto di notte, per tenersi svegli e rompere il silenzio .<br />Naturalmente era roba da uomini, per le donne fischiare era considerata una cosa disdicevole e indecorosa, una dimostrazione quasi di sfacciataggine….<br />In fondo fischiare è un fatto personale, spontaneo,libero,più di cantare: è un suono intimo , che risuona nella testa, che fa evadere, dimenticare.<br />Fischiare è un atto che si fa per se stessi e ha in se molta creatività.<br />Oggi invece quasi nessuno fischietta più , nemmeno per strada, nemmeno quando passeggiano o se ne vanno girelloni in bicicletta.<br />Forse , come ho letto in un articolo in proposito questa settimana, c’è troppo rumore, troppa frenesia, oppure semplicemente se ne è persa l’abitudine, come se ne sono perse tante altre…..<br />E a proposito di fischiettare ,come non citare la strofa finale della poesia di Carducci, San Martino, che oltretutto è anche in tema di stagione?<br /><br />…..sta il cacciator fischiando,<br />su l’uscio a rimirar<br />tra le rossastre nubi,<br />stormi d’uccelli neri<br />com’esuli pensieri<br />nel vespero migrar.giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-50171566061564944792011-10-17T13:38:00.001+02:002011-10-17T13:40:46.148+02:00La caccia.<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjY_1pgzoJpSx4dA1p0fSDic0oqtv5CQ_GM0Iym4G-kcXy4YPdncqgQiEY1kbFjXeMWZ2RqEwCn447hA8WwG9X8oiNQjmdATEolt5sceDlYK8CXiyHoTBd1FCZOV8icCDB4I3uUdYttn3MH/s1600/cacciatore.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 230px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjY_1pgzoJpSx4dA1p0fSDic0oqtv5CQ_GM0Iym4G-kcXy4YPdncqgQiEY1kbFjXeMWZ2RqEwCn447hA8WwG9X8oiNQjmdATEolt5sceDlYK8CXiyHoTBd1FCZOV8icCDB4I3uUdYttn3MH/s320/cacciatore.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5664424241923265218" /></a><br />Una volta i contadini erano in buona parte cacciatori, e non certo per passatempo, ma per interesse: la maggior parte di cacciagione, infatti, veniva venduta per acquistare altri prodotti e solo chi aveva buone possibilità economiche lasciava gli uccelletti nella cucina di casa.<br />A caccia vi andavano la mattina presto,col cane o senza ,ognuno aveva i suoi posti dove sperava di trovare dei volatili, oppure costruivano un capanno di frasche nei pressi di boschetti di querce e lì aspettavano pazientemente …<br />Sparavano ai passeri ,ai franzoni,ai tordi, alle beccacce…a tutti quelli che passavano ;in certe mattine buone ne facevano delle belle “ruzèdi”, cioè delle lunghe filze , che poi vendevano alle osterie , tranne qualcuno da portare a casa .<br />La vendita degli uccelli era un buon ricavo durante i mesi invernali , quando non c’erano prodotti da vendere di altro genere , e c’era un mercato vivacissimo di selvaggina, perché anche chi non andava a caccia non voleva rinunciare al suo tegame di uccelletti.<br /><br />Ricetta contadina degli uccelletti al tegame.<br />Spennare bene e pulire gli uccelletti delle interiora e al posto di queste mettere una foglia di salvia.<br />Disporli in un tegame preferibilmente di coccio con un po’ d’olio, sale, pepe,e un po’ d’acqua.<br />Rosolare girandoli spesso e verso fine cottura aggiungere un mezzo bicchiere di vino bianco da far evaporare.<br />Vanno serviti ben rosolati e una volta si mangiavano afferrandoli per il becco e solo quello doveva rimanere.<br />Per alcuni addirittura era un sacrilegio sviscerarli ….infatti i vecchi capannisti e tutti i buongustai di un tempo si sarebbero scandalizzati di fronte ad uccelletti “privati delle interiora”, perché molti di loro cuocevano allo spiedo anche i tordi interi!giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-8527054087695158352011-10-10T15:41:00.000+02:002011-10-10T15:42:32.792+02:00Tempo di castagne<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjU75OyTVi5l5u4vs2Y2YYkvSptFRr3XV1INZ3bGYg4wpKPxRVaR5FNRrAZY6h7QftZLjJ7qId-SeTtFrFaY1GMIQy9UYnLha1ThsDDbwrsHI0KwYINjUaG7yodYwcRE4wAVKJRUKNGJZP_/s1600/castagne-arrostite.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 222px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjU75OyTVi5l5u4vs2Y2YYkvSptFRr3XV1INZ3bGYg4wpKPxRVaR5FNRrAZY6h7QftZLjJ7qId-SeTtFrFaY1GMIQy9UYnLha1ThsDDbwrsHI0KwYINjUaG7yodYwcRE4wAVKJRUKNGJZP_/s320/castagne-arrostite.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5661858244779358930" /></a><br />Ottobre si sa, è il mese delle castagne.<br />Una volta il castagno era un albero benedetto per i contadini delle colline, e, nelle zone dei castagneti ,tutta la popolazione era mobilitata per la raccolta.<br />Inoltre questo albero, come ci ricorda il Pascoli nella poesia “Il castagno”, non è solo generoso dei suoi frutti ,ma un tempo le sue foglie venivano conservate e usate come lettiera nelle stalle invece della paglia e il suo legno veniva raccolto per scaldare le case ,per farne cesti o mobili rustici.<br />Tra i più comuni modi di cuocere le castagne ricordiamo le “pelate”, castagne sbucciate e cotte in pochissima acqua coperte da un telo ; le “ballotte “,lessate in acqua leggermente salata e,per chi piace, con l’aggiunta di semi di finocchio;infine le “caldarroste” simbolo di festa, di ritrovo e allegria durante le fiere, le sagre e le lunghe veglie invernali , ieri come ancora oggi…..<br />Molto buona è anche la marmellata di castagne:<br />Cuocere dei marroni sbucciati e passarli al passaverdure.<br />Mettere al fuoco in una pentola 700 gr. di zucchero e farlo sciogliere con un bicchiere d’acqua lasciando sobbollire 5 minuti, aggiungere 1 kg. di polpa di castagne e odore di vaniglia.<br />Cuocere il tutto a fuoco lento mescolando spesso per circa 30-40 minuti ,aggiungere alla fine un bicchierino di rhum e poi invasare.<br />Chiudere i barattoli e capovolgerli per sterilizzare il coperchio, lasciandoli in questa posizione per almeno 5 minuti.giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-270008263002341762011-10-07T15:11:00.001+02:002011-10-07T15:12:48.885+02:00La Saba e il Savòur<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjp1F8DZOngIRQhQP6wK2RRIbflORGzcftDMcfcZ4T7mSytJQEAbuLdl9D4aTH2XoXu4wjlLpfkB1euJyEgH7QKvgb37F7IZDfUwLROW3tcCD8QquLMxg2EnGNmYryyrHDRyHJNEGxRGuw5/s1600/mosto-cotto-syrup.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 213px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjp1F8DZOngIRQhQP6wK2RRIbflORGzcftDMcfcZ4T7mSytJQEAbuLdl9D4aTH2XoXu4wjlLpfkB1euJyEgH7QKvgb37F7IZDfUwLROW3tcCD8QquLMxg2EnGNmYryyrHDRyHJNEGxRGuw5/s320/mosto-cotto-syrup.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5660737272332131330" /></a><br />L’uva non solo diventa vino,ma con il mosto si possono preparare ancora oggi dei prodotti capaci di vincere il tempo e di arricchire la nostra dispensa.<br />Con il succo d’uva non fermentato , il mosto, nei secoli si è perpetuata un po’ ovunque l’usanza di farne salse e mostarde per condimento a varie pietanze.<br />Uno di questi preparati è la Saba, o Sapa che dir si voglia .<br />Si ottiene mettendo in una grande recipiente 10 litri di mosto fresco e tenendolo a sobbollire a fuoco basso per parecchie ore, finchè si riduce a un quarto del volume iniziale.<br />Se ne ottiene uno sciroppo zuccherino che ,messo nelle bottiglie ben chiuse ermeticamente, può durare per più anni senza perdere le sue qualità.<br />Stesso procedimento per il Savòur ,dove al mosto fresco si aggiungono pezzi di frutta duretta come mele, pere, cotogne, noci e fichi tritati e un po’di buccia grattugiata di limone e arancia: poi si fa cuocere il tutto piano piano per 4-5 ore .<br />Alla fine se ne ricava una specie di confettura che accompagna ottimamente il bollito e i formaggi o si mangia stesa sul pane.<br />Sono preparazioni che ormai nessuno fa più in casa, occorre troppo tempo e sono sapori non sempre apprezzati, al massimo se ne compra un vasetto in drogheria per curiosità, ma non è certo come quello che cuocevano le nostre nonne, ognuna gelosa della propria ricetta che passava di madre in figlia.giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-62077347375492993832011-10-03T09:18:00.000+02:002011-10-03T09:19:56.150+02:00Tempo di tartufi.<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8vraqaOq1TUCiaBuNH_I5F-_FpoB1UvSH0cacyTJ6c5mQ243iAQifxupR-tURh26hslr9XlQxYZ9pMdHeJrwWrCkXc60PMMmrtpy_N4jKIRLAtLgD-s2RsWK3l84UpvYLy_VDpxhRGFgW/s1600/tartufo_bianco_marche.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 255px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8vraqaOq1TUCiaBuNH_I5F-_FpoB1UvSH0cacyTJ6c5mQ243iAQifxupR-tURh26hslr9XlQxYZ9pMdHeJrwWrCkXc60PMMmrtpy_N4jKIRLAtLgD-s2RsWK3l84UpvYLy_VDpxhRGFgW/s400/tartufo_bianco_marche.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5659161968348780786" /></a><br /> Tempo di tartufi e tempo di fiere e mercati di questo nobile tubero, come la Fiera di sant’Agata Feltria inaugurata in questi giorni.<br />E appunto questa è l’epoca di raccolta del Tartufo bianco pregiato, il Tuber Magnatum, vale a dire dei magnati, dei ricchi signori ,così come venne definito da Pico nel 1788.<br />Questo tartufo si riesce a trovarlo dalla tarda estate fino al primo inverno , dalla pianura fino ai 600 metri di altezza sul livello del mare, in terreni con rilevante umidità.<br />Le piante presso cui riesce ad adattarsi sono la quercia , il tiglio il pioppo nero e bianco il salice da vimini e il carpino nero.<br />La raccolta del tartufo è libera nei boschi e nei terreni non coltivati, sempre che vengano rispettate le regole che caratterizzano questa attività: l’ausilio di un cane addestrato a questo scopo e l’utilizzo di un apposito attrezzo per lo scavo, limitato alla zona ove il cane lo ha segnalato.<br />Il tartufo è un prodotto molto deperibile e pertanto è fondamentale un’attenta conservazione.<br />Il metodo più comune è mettere i tartufi ,avvolti ad uno ad uno in carta da cucina, in un barattolo a chiusura ermetica da tenere in frigorifero:il tartufo nero può mantenersi così per un mese, quello bianco non più di 15 giorni.giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-75994674453320813102011-09-27T19:20:00.001+02:002011-09-27T19:22:58.903+02:00La pera volpina .<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhojRwSYvJ-o5uYFi5MROoSnAR25b4PdOb4Aap8-kTu6FJC5mS_wOcoidaLEMT8oLwAdMFjgTWVJqLoKTpSyxKwYJK5kWNB5qa_TZQ-Wht0gX2XHm0btQWpQGJe0XxsiEJVl9wtAc6ABl0A/s1600/pera-volpina.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 272px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhojRwSYvJ-o5uYFi5MROoSnAR25b4PdOb4Aap8-kTu6FJC5mS_wOcoidaLEMT8oLwAdMFjgTWVJqLoKTpSyxKwYJK5kWNB5qa_TZQ-Wht0gX2XHm0btQWpQGJe0XxsiEJVl9wtAc6ABl0A/s400/pera-volpina.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5657090630136276914" /></a><br />Un frutto che i contadini di una certa età ricordano con nostalgia è la pera volpina, che maturava in autunno insieme alle sorbe, le azzeruole e le giuggiole.<br />Ormai si possono trovare solo nella zona di Casola Valsenio, dove da qualche anno ci si è messi d’impegno a produrre e a far rivivere questi frutti della terra quasi spariti.<br />Le pere volpine si mangiano solo cotte, come si fa con le mele cotogne, cuocendole di solito nel vino rosso e con l’aggiunta di zucchero,chiodi di garofano e cannella fino a renderle morbide e irriconoscibili.<br />Sono di un verde rugginoso, di forma rotonda e di piccole dimensioni.<br />Erano uno degli ingredienti del “Savòur”, una specie di confettura contadina ottenuta col mosto arricchito di frutta , anche secca, che si faceva in tempo di vendemmia.<br />Oltre alla volpina, un’altra pera dimenticata è la “moscadella” , chiamata così perché di polpa molto dolce il cui sapore ricorda l’uva moscato e di cui pare fosse goloso anche il Leopardi e che dovevano restare nella sua memoria per sempre.giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-30284048550179336442011-09-21T11:47:00.001+02:002011-09-21T11:49:29.278+02:00Lo squacquerone di campagna....<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFZj-G4iGi4byIEIwCGPJdGkrrxprZAdcKtro7uM_0nA9FfH5w2RWYvnwzikUICkcwHashRVmyIbtCvqRtJqHqigIZ0XN5SNVDGC-dYxvHs74R-qkMIQ1uJ0-gIN_NCuZ8sqkyMTnEiMIi/s1600/squacquerone.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 300px; height: 228px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFZj-G4iGi4byIEIwCGPJdGkrrxprZAdcKtro7uM_0nA9FfH5w2RWYvnwzikUICkcwHashRVmyIbtCvqRtJqHqigIZ0XN5SNVDGC-dYxvHs74R-qkMIQ1uJ0-gIN_NCuZ8sqkyMTnEiMIi/s400/squacquerone.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5654747406036348098" /></a><br />Nella campagna di una volta ,nel mese di settembre e all’inizio di ottobre, con la rinfrescata,i contadini cominciavano a fare il formaggio “squaquaròun”.<br />Nella stalla avevano la “lattifera “o una mucca che aveva finito di allattare il vitello e così facevano il formaggio da vendere al mercato o da scambiare con altri prodotti.<br />E il formaggio squaquaròun ,così fresco e morbido si vendeva bene e non dava tanto impegno, perché non occorreva conservazione o stagionatura di sorta.<br />E quando non veniva perfetto ma troppo acquoso e morbido , allora si mangiava in famiglia, la sera, con la piadina calda, ed era una mangiata squisita, per quei tempi.<br />Quando la sera i contadini tornavano dai campi, in tempo di vendemmia, e spalmavano il formaggio molle e bianchissimo su una mezza piadina piegata a metà,era una vera consolazione…. C’era molta miseria, ma qualche volta, ogni tanto la facevano una mangiata buona.giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-54866952162125362332011-09-13T19:26:00.001+02:002011-09-13T19:31:29.566+02:00Si riparte......<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMv8gzZeM45ZAFbILZwovZE15r2ovcm_vFvkY46eL3mE6Qn6WGOoSCA7uMDEYkSfTD_tSiEBSCBgc1DyMWt2pHxaRDEROyFLr4NZ0OyiTvQvopDxuQX-onziGUy9bhO704H9tjbPhtE17A/s1600/rondi--180x140.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 180px; height: 140px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMv8gzZeM45ZAFbILZwovZE15r2ovcm_vFvkY46eL3mE6Qn6WGOoSCA7uMDEYkSfTD_tSiEBSCBgc1DyMWt2pHxaRDEROyFLr4NZ0OyiTvQvopDxuQX-onziGUy9bhO704H9tjbPhtE17A/s400/rondi--180x140.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5651897047768953506" /></a><br />Il caldo clima di questi giorni settembrini ci ricorda che fino al 22 del mese siamo ancora in estate.<br />Poi l’autunno che rinfresca l’aria comincerà a mettere addosso una “voglia di fare” sia agli uomini sia agli aniumali.<br />E’ proprio in questa stagione che rondini e balestrucci cominciano a raggrupparsi sui fili della luce prima del grande balzo verso il continente africano.<br />I giovani non ancora ben sviluppati si affrettano a rimpinzarsi di cibo per mettersi alla pari con gli altri nella dura prova che li aspetterà sul mare aperto.<br />La rondine che vediamo partire oggi verso l’Africa sarà,con molta probabilità ,la stessa che ricomparirà la prossima primavera.<br />Questo uccello, che potrebbe a buon diritto essere preso come simbolo della migrazione, è famoso anche per la “fedeltà” ai siti di nidificazione.<br />Le rondini devono affrontare un viaggio di 12.000chilometri ,e per far fronte a questo sforzo fanno scorta di grasso alimentandosi per aumentare il loro peso anche del 20-30%in più.<br />Altri uccelli, invece ,effettuano spostamenti migratori più contenuti e alcuni ,se le condizioni del tempo non sono particolarmente avverse, possono anche rimanere,come la capinera, che ,alle nostre latitudini ,può sopportare bene l’inverno.<br />E allora, per gli uccelli che rimangono nei nostri parchi e nei nostri giardini,ricordiamoci per tempo di preparare dei luoghi di rifornimento con semi, palle di grasso o quanto serve loro per poter sopravvivere ai rigori del freddo invernale.giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-73431283342547527052011-09-10T12:10:00.003+02:002011-09-10T12:15:11.016+02:00Emigranti di Romagna....<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTptJK9N3XS5PER1osmkgPAIGar8NKuoEHuA5dJM5216AT5Bq4nQ8rl3SNoovuT-BFHSGqx_BqScqxRXnh0S1dW-aGDdI1wGhvrVLStU1zBZI_Mndi3JWNUDU_ocXb74D5nA-Az2VCG6vr/s1600/italiani-emigrati1.jpeg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 180px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTptJK9N3XS5PER1osmkgPAIGar8NKuoEHuA5dJM5216AT5Bq4nQ8rl3SNoovuT-BFHSGqx_BqScqxRXnh0S1dW-aGDdI1wGhvrVLStU1zBZI_Mndi3JWNUDU_ocXb74D5nA-Az2VCG6vr/s320/italiani-emigrati1.jpeg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5650671405233283138" /></a><br /><br />Anche la Romagna diede il suo contributo all’emigrazione in terra d’America.<br />Pure il mio paese,San Mauro, e quelli vicini di Gatteo, Savignano e Sant’Angelo ,sono stati toccati da questo “fenomeno sociale”, specie sul finire dell’800 , inizio ‘900 e negli anni ‘20-30. <br />Molti di essi, contadini, emigrarono in Sud America a lavorare nelle piantagioni di caffè e non fecero più ritorno perché partire per un paese lontano ,allora ,significava spesso non tornare più .<br />In alcuni paesi, al momento della partenza degli emigranti ,sul mezzogiorno le campane invitavano i fedeli in chiesa per invocare la protezione della Madonna al canto delle Litanie.<br />Lo scrittore e poeta Luigi Pedretti diGatteo descrive bene l’atmosfera di quei tempi in questa poesia:<br /><br />I và in te Brasil<br /><br />A simi vers la fòin de sècul vèc<br />E l’era mez-dè,<br />fat ad sòul,ad chèld,<br />quand’al campèni<br />al sunet al Litanì.<br />_Piapi,Francòn,Foschi,<br />Fantinel,Romeo,<br />i s’imbarchèva pre Brasil!<br />In còr e’ piuvèt al Litanì.<br />La Madunòina ,<br />avstìda ad bruchèd,<br />tra al candòili,l’arlusìva.<br />E paret cla gès:<br />“Così sia”<br />An’iò piò vest,quei ch’iè andè via.<br /><br />Si era alla fine del secolo vecchio/era mezzogiorno/ tutto sole e caldo/<br />Quando le campane /suonarono le Litanie./<br />Piapi, Francon, Foschi,/Fantinel Romeo/<br />Si imbarcavano per il Brasile/.<br />Piovvero le litanie/la Madonnina / vestita di broccato/<br />Tra le candele spendeva di luce/<br />Sembrava dicesse:/così sia./<br />Non li ho più rivisti, quelli che sono andati via.giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-79168182704304437012011-09-04T17:01:00.001+02:002011-09-04T17:04:04.477+02:00L'uva fragola.<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidK5GXy7UajEPDeoVt3_Hn99U4fUnh0euPSfZWW8SMltsq5wy8GJkQm_ENOdzyvVjNUspvtsAAcgiT0SK_VUDWuSAqqGCJyVTd2uaWGW4Aht-iFY2cTx4B5dSD5eluq4MrEUwG7X8e1qJx/s1600/fra-gio531.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidK5GXy7UajEPDeoVt3_Hn99U4fUnh0euPSfZWW8SMltsq5wy8GJkQm_ENOdzyvVjNUspvtsAAcgiT0SK_VUDWuSAqqGCJyVTd2uaWGW4Aht-iFY2cTx4B5dSD5eluq4MrEUwG7X8e1qJx/s320/fra-gio531.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5648519942465224978" /></a>
<br />Quando la filossera sembrò distruggere tutti i vigneti del Vecchio Mondo, la salvezza venne dall’America.
<br />I ceppi delle viti di quel lontano paese vennero introdotti in Europa e su questi si innestarono nuovamente i vitigni originari.
<br />Così l’Europa riebbe salve le sue vigne, dove rimasero anche alcuni di quei vitigni selvatici non innestati.
<br />Col tempo si cominciò ad apprezzare l’uva che producevano : acini tondi,vellutati,con la buccia spessa e un curioso sapore di fragola.
<br />Non era uva buona da vino , ma dolce e piacevole da mangiare e perfetta per farne mostarde.
<br />La chiamarono “uva fragola”,e ancora oggi è conosciuta con questo nome ,oltre, naturalmente che con quello di “uva americana”.
<br />E’ un’uva forte, rustica,che non ha bisogno di particolari cure e non richiede fitofarmaci e perciò sta tornando di moda come uva da tavola ecologica.
<br />
<br />Ricetta della mostarda all’uva fragola:
<br />Per ogni chilo di uva :tre etti di zucchero,gherigli di noce e fette di pera duretta .Cuocere l’uva sgranata fino a che gli acini si rompono ,passare al setaccio , rimettere nel tegame e aggiungere alcuni gherigli di noce tritati grossolanamente e due-tre pere a fettine.
<br />Fare addensare a fuoco basso sempre rimescolando finchè non abbia assunto consistenza cremosa.
<br />Travasare nei barattoli a chiusura ermetica facendoli sterilizzare in acqua bollente per 10-15 minuti .
<br />Questa mostarda , simile al Savòr romagnolo, si accompagna molto bene alle carni lessate o alla polenta, come si usava una volta in gran parte del mondo contadino.
<br />giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2894403118956024118.post-51283407617794448922011-09-01T10:50:00.000+02:002011-09-01T10:52:53.396+02:00La sfròmbla....(la fionda).<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMmcRytuTwXjeggx3e5X4i9HRo7PSxOJUirWBAjO0UGOcmi9SkLS6P0G2gf9cQQJGjGGhz-kKEK2SljVpl2tON5GArUHvzuOYQBHeVi9wsq2q_K6UL3_2YxbJVJgUeX97eNcrx9NBwiORB/s1600/7afefb3b45f89747cf12c606dab6b8fd_200x130.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 130px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMmcRytuTwXjeggx3e5X4i9HRo7PSxOJUirWBAjO0UGOcmi9SkLS6P0G2gf9cQQJGjGGhz-kKEK2SljVpl2tON5GArUHvzuOYQBHeVi9wsq2q_K6UL3_2YxbJVJgUeX97eNcrx9NBwiORB/s400/7afefb3b45f89747cf12c606dab6b8fd_200x130.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5647311012182281954" /></a>
<br />
<br />Uno dei giochi più popolari tra i bambini di una volta, soprattutto maschi, era “la sfròmbla”, la fionda, che ,più che giocattolo, era una vera e propria arma di difesa e offesa.
<br />Quanti fanali e quanti vetri sono andati in frantumi, grazie a questo strumento…..
<br />Non poche erano però le difficoltà che si incontravano per costruire una buona fionda.
<br />Per prima cosa bisognava trovare il ramo giusto, con la grossezza e la biforcazione più corretta per legarci gli elastici, che di solito si ottenevano da certe camere d’aria particolari che si conservavano gelosamente.
<br />Poi serviva il pezzetto di cuoio che doveva contenere il sasso ,e nel mio paese, dove c’erano molti ciabattini, era la cosa più facile da ottenere.
<br />Il tutto veniva assemblato e tenuto insieme con del filo robusto da calzolaio avvolto strettamente e ormai lo strumento era completato….
<br />A questo punto non restava che procurarsi i sassi adatti, rotondi, ben calibrati in rapporto alle dimensioni della fionda e farne una buona provvista.
<br />E poi si cercavano gli obiettivi su cui esercitare la mira….che andavano dalle banderuole segnavento sui tetti, dai lampioni, dalle lucertole agli uccelli e fino anche a veri disastri che poi causavano di conseguenza la confisca e la distruzione della fionda da parte di maestri e genitori.
<br />giovanna gobbihttp://www.blogger.com/profile/05575379365235991402noreply@blogger.com0