L'Autunno, quello di una volta in campagna, aveva certe giornate molto pesanti e dense di preoccupazioni. In Ottobre c'era da fare non solo e non tanto per la semina, ma prima e più ancora per l'aratura, e poi per l'erpicatura, ove si doveva fare in modo che il terreno si sminuzzasse con " e stirpatour" e poi con "l'erpice" in modo che la terra diventasse finissima. Per la semina c'erano sempre allarmi e paure per via del tempo, guai se pioveva ma guai se il terreno era secco. Così era sempre bene rifarsi ai Santi, che per il 13..." San Gaudenz, taca i bu e mand'inenz", mentre per il 20..." San Simoun, staca i bu da e tmon", anche se poi non era sempre vero o per chi aveva troppo terreno o per chi aveva pochi capi da lavoro.
Ma in Ottobre c'era anche da finire con la vendemmia, e se pioveva era anche quello un gran problema, un lavoraccio con quel fango che rendeva tutto più difficile. Col sole invece era bello riempire d'uva i cesti di vimini, e se c'era un giovanotto vicino a una bella ragazza il cesto, per andarlo a vuotare, glielo prendeva lui perchè pesava.Per la gioventù quelli della raccolta dell'uva erano i momenti degli scherzi, delle risate, delle cante, e qualche volta ne nasceva l'amore, così che dopo le vecchie maligne e maldicenti se lo raccontavano..." u la scarzeva e pu u la tucheva". Poi con "e broz" tirato dalle bestie, nel portico della casa venivano fatte mettere le casse, che pesavano, e le ragazze, quelle che ci tenevano, aiutavano a scaricarle, quelle casse, per far vedere ch'erano brave. Se l'uva quell'anno era tanta "us tuleiva gl'ovri", si facevano venire gli operai, che a pagarli toccava al contadino. Un po' alla volta si buttava l'uva ne la "mnarola", che stava sopra il tino e via via la si pigiava con i piedi nudi, ma lavati prima nell'ebi. Per far fermentare il mosto, "par fel bulì cl'elza e capel dal mnaza" ch'erano i raspi i vinaccioli e le bucce, coi mastelloni di legno si buttava il mosto nel tino, e dei tini il contadino ne poteva avere più o meno da uno a tre. Dopo circa una settimana di bollitura il vino si versava nelle botti, ad aspettare il travaso fino a metà Novembre.
Io adoro l'autunno, la stagione in cui l'edera, stanca della pesante estate, riprende colore e allunga i suoi rametti!
RispondiEliminaIL VINO DROGATO
RispondiEliminaAngelo Mariani, 1838-1914,nacque in Corsica da un'antica famiglia divisa tra medici e farmacisti. Angelo, fin da giovanissimo, era interessato a letture di luoghi lontani.
Ammaliato poi dai modi di vita e cultura degli antichi popoli del centro America, fu particolarmente colpito dalle descrizioni da come gli Incas e poi i loro discendenti, grazie a un pugno di foglie di coca continuamente masticate, potevano camminare a lungo senza mangiare ed anche portare sulle spalle carichi pesanti senza avvertirne fatica. Per gli Incas quelle foglie, come poi si seppe, per le loro singolari proprietà terapeutiche, erano considerate sacre sì che le chiamavano "La pianta delle piante".
Interessato a ciò Angelo Mariani, da buon commerciante, oggi si direbbe imprenditore,si mise a coltivare in serra varietà di piante di coca, e scegliendo le foglie dal colore verde meno intenso, opportunamente macerate, ne fece un infuso col vino, scegliendo secondo il suo gusto un Bordeaux.Per assicurarne la riuscita molte furono le prove da lui fatte assieme ad amici fidati, uno dei quali, il medico parigino Charles Fauvel gli fece notare come il suo infuso avesse effetti anestetici. Con questa consapevolezza Angelo fece uscire in pubblico nell'anno 1871 il suo prodotto col nome di "Vin Mariani".
Il dottor Fauvel, che era otorinolaringoiatra, lo prescrisse subito ai suoi clienti come valido analgesico nelle affezioni della gola. Con l'approvazione della scienza medica, il Vin Mariani fece breccia trionfalmente in tutta l'elegante società parigina. I medici ne consigliavano l'uso dato che, vera panacea, serviva non solo come valido rimedio per le vie respiratorie, ma anche per la circolazione ed infine per un miglior funzionamento di tutti gli organi. Mariani raccontò e poi scrisse che a servirsene per prima fu un'attrice della Comedie Français che, in un momento di tensione, si fermò in una farmacia ove le consigliarono l'acquisto di una bottiglietta di Vin Tonique Mariani, appena entrato in commercio. Ne iniziò, così e subito,il successo. Cominciarono a sentirne il bisogno cantanti ed attori, tra cui Sarah Bernhard che teneva sempre nel suo camerino la magica bottiglia. In fretta il Vin Mariani attraversò le frontiere per giungere alle alte sfere della Chiesa, tanto che Sua Santità Leone XIII fece coniare una medaglia in oro con l'effige di Mariani come riconoscimento per "... averlo sostenuto durante il suo ritiro con una bottiglia di vino che non era mai vuota". In breve il Vin Mariani si diffuse in tutta Europa come in America, divenuto un farmaco ideale di cui tutti i medici, famosi o no, consigliavano l'uso. Dal vino, vistone il successo, Mariani passò ad un elixir di maggiore concentrazione, e poi, ancora, a vari tipi di pastiglie che producevano i medesimi effetti. Il geniale ed instancabile Corso produsse anche una importante serie di cartoline pubblicitarie, divenute poi una vera rarità. In seguito pubblicò una collana di racconti illustrati per dare, anche dignità letteraria al suo "vino".
"POSTARE" oltre le 4000 parole non é concesso, in tal modo ho dovuto eliminare parte della mia troppo lunga chiacchierata che qui ripropongo ovvero, ripropino.
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Dopo, e non tanto lentamente, tutto mutò, perchè vennero scoperte scientificamente le proprietà della coca nel suo alcaloide principale, la cocaina. Si scoprì anche, in tal modo, il segreto dell'efficacia e della "bontà" del "Vin Mariani", che ben presto scomparve dalla farmacopea e dalla circolazione perchè se ne proibì l'uso. Sfumato poi il gran successo ottenuto dal "Vin Mariani", iniziarono a mettere le loro mani sul vino curativo le case farmaceutiche per ottenere vantaggi non più "magici" ma sempliocemente terapeutici. Nascono così i vini medicinali anche perchè tra fine '800 e inizio '900 l'industria farmaceutica é in piena effervescenza per la riscoperta delle virtù curative, presunte o reali, di foglie, cortecce, semi, piante aromatiche. Alcuni di questi preparati medicamentosi destinati a stimolare l'appetito diventeranno, cercando di dar loro un buon sapore,degli aperitivi degli "aperitivi". Il vino di erbe troppo acre era addolcito col miele o, nel caso denunciasse problemi di conservazione, rinforzato con l'alcool, come nel vermut. Il medico svizzero Pierre Ordinaire, nel tentativo di stimolare l'appetito dei suoi pazienti, preparò un elisir utilizzando assenzio,genziana, finocchio, anice, coriandolo, melissa, ingredienti che mise a macerare in alcool. L'assenzio divenne un aperitivo celebre in Francia, prima di essere proibito.
Con lo scopo di ottenere un amaro più forte, si moltiplicano le piante per arrivare, ad esempio, a quell'elisir di forza, salute e vita, l'italiano Fernet Branca, lo Jagermeister tedesco e l'Angostura delle Antille. Prosit ai lettori.
Solo l'idea del "Vin Mariani" mi ha dato alla testa per cui ho scritto due volte DEGLI APERITIVI. Me ne scuso.
RispondiEliminaMolto interessante, la storia dei vini alle erbe.....e questo Mariani ,oltre ad essere un fortunato sperimentatore, ha avuto anche la fortuna di poter contare su dei buoni amici che si prestarono volentieri a fare da cavie.
RispondiEliminaQuando c'è da bere gratis, non c'è proprio niente che tenga......