domenica 19 dicembre 2010
il ceppo di Natale.
In gran parte dell’Italia settentrionale vi era ,e forse vi è ancora, l’antica usanza del ceppo natalizio, ma come questa tradizione sia nata, nessuno lo sa con certezza.
Sappiamo che il fuoco acceso nei giorni del solstizio invernale rappresentava per gli uomini una pratica per ingraziarsi e rinforzare il sole stesso; oppure veniva acceso come sistema difensivo nel periodo delle “dodici notti” ,da Natale all’Epifania, quando i morti, approfittando del passaggio da un anno all’altro, in un” tempo fuori del tempo”,tornavano nella dimensione terrena…..
Poi, come accomodamento, viste le diverse condanne ecclesiastiche contro l’uso del ceppo e lo spargimento dei suoi resti e della cenere nei campi , venne interpretato nella cultura cattolica popolare come rimedio per scaldare Gesù Bambino appena nato.
Il ceppo ,prima di tutto, doveva essere il più grosso possibile perché doveva ardere a lungo , almeno dalla vigilia al giorno dopo Natale, per alcuni meglio addirittura senza interruzione fino all’Epifania.
Mentre il ceppo bruciava, la donna anziana di casa doveva battere le braci per sollevarne numerose faville e propiziare così alla faniglia fortuna e abbondanza dei raccolti.
I resti carbonizzati del ceppo venivano sparsi sulla terra dei vigneti il giorno stesso di Natale e anche sul tetto della casa e della stalla per proteggersi da tempeste ,fulmini e fuoco in generale.
Qualsiasi interpretazione si voglia dare del ceppo natalizio, essa conduce al potere purificatore del fuoco, del sole e della luce: la luce solare è stata sempre considerata come potente avversaria della malattia, dei malefici e dell’infestazione e il fuoco di un grande ceppo, nel periodo solstiziale, era forse lo strumento per evocare tutto questo.
non solo in alta Italia ma anche nel meridione si usa accendere i fuochi di fine anno
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