lunedì 7 febbraio 2011
Carnevale in Romagna nel 1828
Durante il Carnevale del lontano 1828, a Santarcangelo di Romagna,secondo la cronaca del protocollista comunale Elia Gallavotti :
“Si vide per l’ultima volta il barbaro spettacolo della –Caccia al Bue- in questa città, e precisamente nel Borgo Malmignati.
Si chiudeva il Borgo stesso con palco un per gli spettatori nelle due estremità, ed in mezzo si collocava un tino per la salvezza dei lottatori.
Coi suddetti due palchi e le finestre di quelle abitazioni si formava un vero anfiteatro per gli astanti, ma siccome questo pubblico divertimento era troppo pericoloso, che si vedeva assai di frequente compromessa l’esistenza di chi era addetto alla ferma del toro o del bue, venne dichiarato dalle Autorità che non si sarebbe più rinnovato.
L’’assalto al toro veniva dato con l’aiuto dei cani , diversi dei quali venivano feriti dalle corna acuminate e morivano irreparabilmente in pochissimo tempo.
Per la smania di conseguire il premio e poter dire che il proprio cane era il migliore, ne compromettevano l’esistenza e il pubblico ormai negli ultimi tempi si ritirava,piuttosto che essere spettatore di simile carneficina.
Se un cane poteva afferrare coi denti un’orecchia del toro e fermarlo,oltre a che il padrone del medesimo riceveva il premio di 200 lire, veniva applaudito dal pubblico e il cane avrebbe aumentato il suo prezzo, diventando ricercatissimo”
Così viene descritta l’ultima Caccia al Toro del nostro circondario, durante il Carnevale del 1828, Carnevale interrotto dalla morte del Papa ,Leone XII, a causa della quale furono interrotti i divertimenti e chiusi anche tutti i Teatri. Al Papa defunto i Romani dedicarono la seguente satira:
“Tre sbagli facesti,Padre Santo,
accettare il papato e viver tanto,
morir di Carnevale per esser pianto”.
Rimanendo in tema di carnevale... Una piccola curiosità sulla maschera romagnola più tradizionale: Fasulén (Fagiolino), nato nel 1700 in realtà a Bologna, come il più famoso Balanzone, ma più tipicamente romagnolo perché rappresenta il popolano ignorante e povero ma tanto astuto che cerca di combattere la fame e la miseria e che, nonostante fidanzato, mette in atto le sue grandi doti da amatore(da buon romagnolo) per corteggiare le donne.
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