venerdì 11 marzo 2011
IL "FERRATORE "DI CAVALLI
Un lavoro che oggi resta confinato nei recinti degli ippodromi o in grandi allevamenti di cavalli è quello del maniscalco.
Ancora negli anni ’20 a Rimini erano attivi ben 6 maniscalchi, e nei giorni di mercato erano tutti sovraccarichi di lavoro : anche i contadini vi si fermavano perché magari nel viaggio verso la città il loro somaro aveva perduto un ferro che doveva essere riattaccato o farlo nuovo.
Nella buona stagione lavoravano all’aperto, nello spazio davanti alla bottega , riparandosi invece nell’interno durante l’inverno o nei giorni di pioggia.
Cavalli, muli e asini erano le bestie più frequenti ma anche i bovini dovevano essere ferrati, operazione questa di inferiore qualità; bastava preparare delle semplici piastre di ferro a mezzaluna da applicare sotto lo zoccolo fesso di vacche e buoi.
Invece gli zoccoli di cavalli e asini avevano ognuno la loro particolare forma e grandezza e il “fradòr” doveva preparare i ferri della giusta misura e inchiodarli con certi lunghi chiodi di ferro dolce che facevano sporgere lateralmente e poi ribattuti con cura.
Ci sono molte credenze popolari legate al ferro di cavallo usato, perduto per strada e trovato casualmente.
Inchiodare un ferro di cavallo o appenderlo a una parete di casa si crede porti fortuna e che sia un utile amuleto contro il malocchio,ancora meglio se viene decorato con un nastro rosso.
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