sabato 13 marzo 2010

Il Marzo di Valentino

Lo si sapeva,dalla tradizione, che Marzo si diverte sempre a fare il pazzerello. E ce ne siamo ben accorti tutti in queste settimane. Oggi,però, c'è sempre stato un bel solicello, così si può parlare di storia o di poesia un po' più rilassati e tranquilli. Infatti, era stato detto che,in Campagna, si attendeva il sole di Marzo anche per potere andare, finalmente, in giro per le strade e per i campi a piedi nudi, senza più quegli orribili scarponi,o quegli zoccoloni pesanti, di legno. Le ragazze, ma soprattutto i bambini, cui i genitori costringevano, dovendo andare a scuola, di portare le scarpe dei fratelli più grandi, o di qualche zio o cugino. Era sempre caro dover comprare un paio di scarpe, caro anche se erano rozze e scadenti. Lo racconta persino il poeta della campagna, che è il Pascoli che ricorda, nei Canti di Castelvecchio, della mamma di Valentino, la quale,improvvida, vendendo tutte le uova, mercato dopo mercato, è riuscita a tirargli fuori, fatto da lei, un bel vestitino,magari proprio per la Pasqua, ma non ha pensato, prima, di comprargli le scarpe, e, adesso.......
" Oh! Valentino vestito di nuovo, // Come le brocche dei biancospini! // Solo ai piedini provati dal rovo // Porti la pelle dei tuoi piedini. // Porti le scarpe che mamma ti fece, // Che non mutasti mai da quel dì, // Che non costarono un picciolo :invece // Costa il vestito che ti cucì. // Costa, che mamma già tutto ci spese // Quel tintinnante salvadanaio. // Ora esso é vuoto; e cantò più d'un mese // Per riempirlo, tutto il pollaio..."
Era veramente sprovveduta quella mamma. Forse prima doveva comprargli le scarpette, che poi, per il vestitino, della stoffa, anche in casa o tra gli scampoli l'avrebbe sempre trovata. Inutile continuare a dire la conclusione della poesia. Chi vuole la potrà ritrovare con facilità nelle poesie di Castelvecchio. A presto. GBM.

4 commenti:

  1. E’ vero, le scarpe si portavano solo nei mesi freddi, nei periodi miti e caldi andavano nei campi scalzi in mezzo alle zolle, sopra i sassi e nelle stalle a governare le mucche e i maiali.
    La pianta del piede faceva una suola nera spessa diversi millimetri con tante crepe, e già in estate era difficile che ci si bucasse anche con gli spini e potevano camminare dove volevano.
    Non sentivano più niente e resistevano a tutto, come se avessero avuto le scarpe.
    Se le mettevano solo se dovevano andare in città, dal dazio, in chiesa o nei ritrovi : le tenevano in spalla legate per i lacci e le indossavano solo quando erano arrivati.
    Le scarpe erano un lusso, costavano care, i vestiti si potevano cucire alla meglio anche in casa , ma per quelle ci voleva il calzolaio e quindi sborsare dei soldi che spesso non c’erano.
    In parecchie famiglie , non tutti avevano le loro scarpe per cambiarsi e con un paio facevano addirittura due o tre persone a turno , secondo il bisogno e si dava la precedenza all’arzdòr, il capofamiglia, quando doveva recarsi in paese o alle fiere col padrone.
    G.

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  2. La poesia del Pascoli mi offer lo spunto per inserirmi con considerazioni … sul prezzo delle scarpe in Romagna a fine ottocento. Quanto avrebbe dovuto spendere la povera mamma, o meglio, la mamma povera di Valentino per comprargli un paio di scarpe?
    Leggendo verbali di consigli e giunte comunali della Longiano di fine secolo emergono dati, notizie, informazioni che fotografano fedelmente la realtà del tempo.
    Come ad esempio, per rimanere in tema, la richiesta del fratello del sindaco di un sussidio di quattro lire per farsi risuolare le scarpe.
    E tanto per arricchire lo scenario socio economico vi voglio annoiare con altri dati, riferiti a Longiano ma che possono essere sicuramente indicativi delle condizioni di vita dei nostri conterranei del tempo e quindi anche della famiglia di Valentino .
    Longiano, a fine ottocento era un paese povero di circa 4000 abitanti, governato da notabili di paese, proprietari terrieri, piccola e media borghesia cittadina.
    Nel 1895 un quarto delle famiglie erano così povere da non essere iscritte nei ruoli dei contribuenti.
    Esistevano 17 categorie di contribuenti con tassazione minima di
    £ 2 sino a £ 50 per i più abbienti che, nel 1909, dopo ripetute crisi economiche, sono diventate 100.
    Nel 1902 c’erano 7 contribuenti per la tassa sui velocipedi (£ 2), che sono diventati 10 nel 1904.
    E a proposito di velocipedi: nel 1907 si decise di acquistare una bicicletta per la guardia municipale, visto che doveva svolgere anche mansioni fuori comune. Ma dato che l’avrebbe potuta usare anche per utilizzo privato fu chiamato a contribuire al 50% sul prezzo di acquisto (55 £ sulle 110 complessive!).
    La popolazione era davvero indigente e anche i generi di prima necessità avevano spesso pressi inaccessibili
    Un paio di scarpe costava circa 5 £
    Un abito 10 £
    Le poverazze invece, solo 0,30 £ al quintale.
    Nel 1912 Mancini Biagio riceve sussidio di 5 £ per acquistare un enteroclisma per la moglie.
    L’allattamento tramite balia costava 15 £ al mese.
    A questo punto vi chiederete: come può essere che oggi un quintale di poveracce costi quanto cinque paia di scarpe?
    Cordialmente. Luciano

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  3. Molto interessante lo scritto del Sig. Guidi, che ci da'proprio notizie particolareggiate sulla difficile vita di un tempo.
    Ignoranza, miseria e malattie erano la piaga dei nostri paesi.
    A San Mauro invece, a fine '800 il paese contava 2300 abitanti, la metà dei quali, 1170, analfabeti, con un elevato numero di indigenti e addirittura mendicanti.
    Solo 204 sono segnalati come possidenti, gli altri sono 1100 mezzadri per lo più della Tenuta Torlonia, e 300 operai ,braccianti o birocciai,che lavoravano poco o saltuariamente.
    Invidio a Luciano la conoscenza dei dati storici del suo paese e spero che vorrà raccontarci altre cose interessanti.
    Saluti.
    G.

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  4. Ringrazio Giovanna Gobbi, bravissima animatrice del blog, per l'appezzamento e l'incoraggiamento. Spero di avere occasione di attingere alle mie non tante conoscenze per dare un ulteriore contributo. Mi fa piacere che ci accomuni la curiosità verso figure ed eventi di storia minore, anzi minima, che tuttavia aiutano a conoscere il nostro territorio e noi stessi più della Storia con la S maiuscola.
    Un cordiale saluto. Luciano

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