mercoledì 23 marzo 2011
IL TAGLIO DEL FIENO.
Uno dei lavori di campagna riservato unicamente agli uomini era quello del taglio del fieno.
Naturalmente anche le donne partecipavano, ma il loro compito era esclusivamente quello di passare dopo il taglio per ammucchiare l’erba tagliata e rivoltarla perché si asciugasse al sole, il compito di maneggiare la grande falce fienaia era roba da uomini.
“E’ sgadòur da fèn” aveva pochi attrezzi: la “fèra”- la falce fienaia-,un cavicchio di ferro con la testa schiacciata , la “padrèla”-la cote di pietra-, e un martello.
Prima di cominciare il lavoro piantava il cavicchio in terra,che quattro riccioli sporgenti tenevano alla giusta altezza , si sedeva a gambe larghe e col martello cominciava a battere la lama della falce sulla capocchia del cavicchio come fosse una piccola incudine.
Ci voleva molta abilità per battere la fèra, -a bàt e’ fèr”-: il taglio doveva essere affilato uniformemente a piccoli colpi, lungo tutta la lama,per poi passarci velocemente su e giù la padrèla, bagnata d’acqua o anche con uno sputacchio generoso….
I contadini, al tempo del taglio del fieno ,si organizzavano tra vicini e un giorno l’erba veniva tagliata da uno, un giorno da un altro ,ed erano sempre almeno una decina ,per finire il lavoro entro la giornata.
C’erano falciatori abilissimi e agili che avanzavano nel prato a larghe falcate, ed era uno spettacolo vedere come nascevano gare appassionate tra le squadre di lavoranti, con scommesse su chi arrivava prima alla fine del campo.
Quando si tagliava nei giorni buoni e caldi il fieno si seccava subito e veniva migliore,se invece prendeva la pioggia poi non si seccava mai bene , anneriva e alle bestie non piaceva più.
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I tuoi racconti/ricordi, Giovanna, mi fanno rivivere la mia infanzia in un paese prettamente agricolo ....... un tuffo nel passato : GRAZIE.-
RispondiEliminaaquilasolitaria