mercoledì 12 maggio 2010

IL CALENDARIO LUNARE

Fin dall’antichità, l’uomo ha rivolto gli occhi al cielo ,ha visto il Sole nascere e morire, il giorno e la notte, la Luna calare e crescere e ben presto cominciò ad osservare questi ritmi che cadenzavano lo scorrere del tempo.
La Luna, con le sue fasi così prevedibili, fu la soluzione più semplice per registrare il passare del tempo e lo dimostra anche quello che probabilmente è il più antico calendario lunare: un osso sul quale un uomo di ventimila anni fa ha praticato 69 incisioni a spirale a forma di falce, di fagiolo, di moneta, rappresentando così le fasi lunari di un paio di mesi.
Da quando l’uomo è diventato stanziale e dipendente dai prodotti agricoli, il lavoro nei campi è stato sempre più ritmato dall’apparire ,dal crescere e dal decrescere della Luna che influisce sulla vita vegetale e animale,alimentando quella cultura popolare che sopravvive nei detti e nelle tradizioni ancora oggi.
Fino alla riforma del calendario Giuliano verso la metà del primo secolo a.C. ,anche il calendario romano si basava sul ciclo lunare e il “mese” altro non era che il tempo che scorreva tra la Luna nuova e quella successiva.
Ogni “mese lunare” dura 29 giorni ,12 ore e 44minuti, il che fa’un”anno lunare” di 354giorni,8 ore e48 minuti, misura sulla quale si basano ancora i calendari cinesi, musulmani e in parte quello ebraico.
“La Luna è l’almanacco dei poveri”,recita un detto e un altro ci avverte che “Detto popolare, avviso salutare”e i nostri contadini avevano grande rispetto per le fasi lunari e il lavoro nei campi era ritmato dal crescere e dal decrescere della Luna.
In luna crescente generalmente vanno consigliate le semine ,la raccolta degli ortaggi da consumare freschi.,i trapianti,le talee, l’interramento dei bulbi a fioritura primaverile e si imbottigliano i vini da consumare giovani e frizzanti.
In Luna calante vanno seminati gli ortaggi che tendono ad andare a seme come basilico,sedani, spinaci ecc. o quelli che si sviluppano sotto terra come le patate.Si fanno potature ed innesti ,si rimuovono i polloni, si diradano i frutticini sulle piante , si mettono ad essiccare le erbe aromatiche,aglio e cipolle e si imbottigliano i vini destinati all’invecchiamento.
Qualche scettico naturalmente c’è sempre stato ,tanto che c’è il detto: “Se il contadino guarda la Luna, di cento faccende non ne fa una”,ma i lunari hanno sempre avuto grande consenso nel mondo agricolo e nella cultura popolare e riscuotono ancora molta considerazione.
G.

2 commenti:

  1. Bel post. Lo segnalo nei miei blog (Cristella e Bèla burdèla), con suggerimento, viste le tante e belle coincidenze di interessi, di andare a conoscere la mia amica Placida Signora... Ciao!

    RispondiElimina
  2. Per rimanere in tema, strettamente in tema, di campagna ho "scovato" questa poesia, triste sì ma bella e giusta per quello che ha detto la Giovanna.

    TOURNA CLA ROLA

    Spers là in campagna,
    int l'ombra dla soera e' foma un camoen
    e cla novla ch'la s's-cioj sènza malàn
    la m'scòr ad ségn e 'd fazi ch'ho za vést:
    l'è réighi niri int e' mour dri la rola
    s'la loma e e' gost dla fola.

    Davènti e' crucifés ,
    proema ch'u s'smurta e' fugh, u s'mét la nòna
    a recitè al su giaculatori
    s'la curòuna strèta tra cal mèn douri
    ch'a glj ha sfidé e' frèd ad tott al stasòun
    s'la forza dla divuziòun.

    Sénza ch'u s'u n'sia adè,
    int la faldèda dla ma l'ha cious j occ
    e' babéin ch'e' slénta al su déidi alzìri
    e e' lasa sgvilé zò che badarèl
    ch'u i tnéva cumpagnì ènca 't e' scour
    par durméj piò sicour.

    E tòurna l'ùtma brésa
    i pènd j òman sòura i scours longh dla vèggia
    ch'j arbèlza sèmpra pracéjs, da la stala
    ai cantìr, cmè la navèta ch'la tèss
    e' témp masé 't al cambri dla memoria
    du ch'e' crès ogni storia.

    RispondiElimina