sabato 2 luglio 2011

Canta la cicala.......


La Zghèla la n’chenta miga, se San Zvan e San Pir in la stuziga”.

Perché la cicala canti, ha bisogno di essere stimolata dal caldo di giugno, ma è luglio il centro del suo lavoro.
Sulla cicala i contadini cantavano con dolore la loro vita di stenti e di fatica:
In piena estate, dalla tarda mattina fino a quando il sole calava, tra le piante dell’aia e in quelle dei campi, si sentiva la cicala con il suo monotono canto.
Erano miriadi, che portavano il loro ronzio nelle silenziose campagne e nelle corti delle case coloniche.
Però il suo canto diventava di troppo per chi andava a riposare nelle ore più calde dopo il pranzo di mezzogiorno ,e per chi era stanco e aveva sonno.
La moltitudine delle cicale era un coro molto disturbatore, ma anche molto allegro.
Si riunivano quasi sempre negli alberi poco distante alle case, perché era più facile trovare acqua per dissetarsi nelle vasche o nelle pozzanghere.
Sulla cicala dalla vita corta, di tre giorni, chiamata in campagna “dai-dai,hanno scritto in molti favole, poesie e cantilene, una delle quali,di origine contadina recita così:

“La chènta la zghèla : taja, taja! E’ grèn a e’padròn, a e’ cuntadèn la paja,
La chenta la zghèla a e’ zgalèn, e’ grèn a e’ padron , la paja a e’cuntadèn.

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