lunedì 24 maggio 2010

Il carro, dei contadini ricchi, con cui si trasportava la dote. (inviato da Franco).


8 commenti:

  1. Dal momento che il bellissimo nuovo logo de "La campagna appena ieri" mi ha trasportato in una campagna che sembra americana più che romagnola, ho perso l'orientamento e sono, mio malgrado, costretto ad iniziare la collaborazione in una sorta di American-English. Spero solo nei titoli.

    The wedding around the country of former days, or rather, around the country yust yesterday.
    (Continua)

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  2. Franco, ricordati però che noi campagnoli non lo conosciamo l'inglese.... al massimo, se vuoi, puoi parlarci in marchigiano, che bene o male quello almeno si capisce......!
    Ciao.

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  3. Excuse me, chiedo scusa, ma ero rimasto confuso da quella che mi sembrava una campagna americana, per cui avevo tentato di...adeguarmi, ma adesso sono tornato normale e non mi rimane altro che parlare di quanto avevo già accennato in precedenza, e cioè del Matrimonio nella campagna appena ieri, nelle Marche, ovviamente.

    I contadini preferivano sposare a primavera, dopo Pasqua e per tutto il mese di aprile; maggio essendo escluso da un'antica superstizione. In questo modo la sposa dava alla famiglia di cui entrava a far parte il suo apporto nel periodo di maggiore necessità, cioè alla ripresa dei lavori agricoli, e si guadagnava il pane per l'inverno. L'età media in cui i contadini si sposavano era per gli uomini dai 25 ai 30 anni e per le donne dai 18 ai 25 e la figlia che non avesse compiuto gli anni 21 non poteva contrarre matrimonio senza il consenso del padre e della madre. Mi piace ricordare quì una poesia scherzosa in dialetto ascolano, con cui una ragazza, che desiderava sposarsi, veniva dissuasa dalla madre con una serie di scuse.

    -Mamma mia, vojo marito.
    Che le mandole ha fiorito:
    Fija mia fiorisce ogni anno.
    Mamma mia, 'l vojo quest'anno:
    Fija mia, non c'è la dote.
    Mamma mia, vendete l'oche:
    Fija mia é troppe poche.
    Mamma mia, vende li bua:
    Fija mia, non ènne i tua.
    Mamma mia , vende le vacche:
    Fija mia, non ènne grasse.
    Mamma mia, vende li porci:
    Fija mia, non ènne grossi.

    (C'é da sperare che la povera madre, presa dalla disperazione concedesse il tanto e sospiratissimo consenso, forse anche perchè era stato esaurito il bestiame di casa!)
    Le sorelle e i fratelli che si fossero fatti precedere nelle nozze rispettivamente da sorelle e fratelli minori, venivano canzonati da tutto il villaggio, soprattutto le sorelle.
    (Continua)

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  4. L'unione matrimoniale era assai sentita e non si pensava davvero a spezzarla. Del resto anche nella città una separazione tra coniugi era considerata quanto mai sconveniente e scandalosa; né le norme del codice potevano rappresentare una soluzione soddisfacente.
    IL CORREDO
    Il corredo era costituito da asciugamani, busti, calze,camicie, canovacci,cappotto, coperte, cuscini, fazzoletti, fazzoletti da testa, federe, grembiuli,lenzuola,maglie, mutande, scarpe, scialli, sottogonne,tovaglie, tovaglioli,trapunta, vestiti.Veniva trasportato col carro, ben pulito e condotto dal fratello maggiore, o dal padre dello sposo, qualche giorno prima delle nozze.Per l'occasione i buoi erano addobbati con nappe di lana rossa e sulle corna mazzi di fiori. Raramente le ragazze sposavano senza corredo. Nel caso di ragazze particolarmente povere quel poco che avevano veniva trasportato a mano, senza carro, con comprensibile dolore per le ragazze medesime. Accadeva così che talvolta fossero le stesse future suocere a prestare alle future nuore lenzuola e coperte da mostrare sul carro, se non altro per non sfigurare esse stesse. Non di rado sul carro, diretto a casa della ragazza, c'era la cassa nuziale,il mobile che simbolizzava il matrimonio, di pioppo o di abete, o, quando era possibile, di noce. Dentro tale cassa, vuota, la futura suocera poneva spesso una conocchia per avvertire la futura nuora , anche prima che entrasse in casa, che l'attendeva una vita di lavoro. Tutti i capi del corredo, esposti sul letto in modo che i vicini potessero constatare l'abilità di tessitrice, di cucitrice e di ricamatrice della ragazza, venivano esattamente segnati su un foglio che restava presso i suoi genitori. Ciò per evitare possibili sospetti di parzialità e quindi questioni tra le figlie, ognuna delle quali aveva diritto ad un trattamento identico.

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  5. (Continua)

    In caso di morte della sposa senza figli il corredo ritornava a dasa dai suoi. Alla morte dei genitori la nota veniva custodita dal figlio più grande affinchè restasse la prova di quanto ricevuto dalle sorelle.Egli prendeva infatti il posto del padre (il vergaro) a tutti gli effetti.
    Seguivano il carro due ragazze scelte tra le parenti strette o le amiche intime della sposa le quali portavano in testa dei canestri contenenti un'immagine religiosa, unn catino e una brocca di ceramica bianca, un vaso da notte (poeticamente detto nelle Marche, orinale) ed anche biancheria personale della sposa. Le ragazze che portavano i canestri provvedevano poi a fare il letto nuziale. Consisteva in un saccone di foglie di granoturco o anche di paglia fornito dalla sposa e appoggiato su tavole sostenute da cavalletti predisposti dallo sposo. Oltre il letto, la cassa e il lavamano di ferro nella stanza c'erano qualche volta una sedia, un comò e un piccolo specchio. (Continua)

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  6. Al corredo si univa la falcetta (di solito era riposta nella cassa)che la giovane usava abitualmente per mietere il grano. Talvolta oltre alla falcetta la ragazza portava con sè anche la zappa.
    L'ambiente chiuso e ristretto del villaggio non ammetteva eccezioni quanto alla moralità delle ragazze e in generale all'ordine convenzionale. Pula e letame, a significare quale considerazione avessero di lei, i giovani del villaggio spargevano nei pressi della casa della giovane ritenuta poco per bene la notte che precedeva le sue nozze. Anche la rottura del fidanzamento veniva censurata. Paglia e cenere servivano infatti per canzonare la ragazza abbandonata dal fidanzato la notte che precedeva le nozze di quest'ultimo. Con significato di sconcio sarcasmo taluni aggiungevano alla paglia e alla cenere del pungitopo oppure una vecchia grattugia! Ovviamente non passavano sotto silenzio le nozze dei vedovi: barattoli e bidoni, coperchi e campanacci e quant'altro potesse provocare un rumore assordante veniva adoperato la notte precedente le nozze e la notte stessa del matrimonio nei pressi della casa coniugale. Le seconde nozze dovevano apparire fra l'altro una mancanza di rispetto per il coniuge defunto specie se marito. Infine veniva deriso lo sposo che andava a stare con i suoceri, nella presunzione che non avrebbe avuto voce in capitolo, e questo di solito accadeva quando la ragazza era figlia unica, oppure aveva sorelle nubili.
    Non si esprimeva tuttavia solo disprezzo o scherno. Nella buona stagione ragazzi e ragazze abbellivano la strada che dalla casa della ragazza andava alla chiesa con fiori di ginestra e rose di macchia mentre vino e ciambelle veniva offerto da vicini ed amici agli sposi dopo la cerimonia nuziale se passavano sotto le loro case. Infine la sera delle nozze i giovani solevano addossare a mo' di puntelli ai muri esterni della casa coniugale carri, aratri e tavole!? (continua)

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