sabato 2 ottobre 2010

Il maestro bottaio, mestiere ormai scomparso.


Autunno,tempo di vendemmia , di vino, e di botti e tini di ogni tipo e misura.
Di artigiani bottai locali ce n’è ancora qualcuno, ma sono rimasti in pochi e anche se nei rari laboratori sono arrivate le macchine ,queste servono solo a fare più presto, perché quello che conta, per il risultato finale è ancora l’abilità manuale.
Una abilità che si conseguiva con anni di pratica e attenta osservazione, facendo a mano doga per doga ,con la giusta curva e il giusto spessore , sicuri poi che appoggiandole una all’altra avrebbero perfettamente aderito e composto,insieme ai cerchi, botti perfette con la dovuta bombatura centrale calcolata ad occhio sicuro.
Perché la curvatura del legno, nelle botti artigianali , si ottiene in due soli modi: o togliendo il superfluo al legno con sega,pialle, scalpelli “sapeta” e raspa, o piegando le doghe secondo l'antica pratica della curvatura a mano con l'acqua bollente e una conseguente paziente stagionatura.
Una volta i tini di pregio si facevano col legno di gelso ma adesso è difficile trovarlo e quello che viene dall’estero si usa quasi esclusivamente per le piccole botti per l’aceto balsamico, botti anche minuscole da pochi litri.
Invece per le botti il legno più usato è quello di larice, di castagno e rovere, ma anche questo è tutto legno di importazione perché le nostre querce hanno il legno troppo duro ,tanto che una volta, per ammorbidirlo, seppellivano le tavole a stagionare sotto il letame.
Cose di un altro tempo e di un altro mondo, quando la fretta non andava mai a discapito della qualità e uomini pazienti e abili erano padroni del loro mestiere.

2 commenti:

  1. il mestiere non e scomparso e solo che non e capito simonerusso1979@libero.it

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    1. E' scomparso purtroppo,perchè non è capito. ;-(

      Ele!

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