sabato 9 ottobre 2010

VINO E DINTORNI

IL FIASCO

Non é ancora certo a quale epoca risalga il "fiasco", cioè quel vaso di vetro, rotondo e corpacciuto senza piede, con una copertura fatta di erba palustre essiccata al sole ed imbiancata con zolfo che ne cinge il corpo e gliene fornisce anche la base. I pochi frammenti recuperati negli scavi o ricavati da fonti scritte collocano l'origine del fiasco nel 1400, tuttavia Boccaccio nel Decamerone già fa riferimento al fiasco, indicandolo come recipiente adatto a contenere buon vino vermiglio, e specifica che esistono diverse misure di quel recipiente, il che lascia supporre che vla produzione fosse già avviata nel 1300.
Un affresco della metà del XIV secolo, eseguito dal pittore Tomaso da Modena, mostra un fiasco di piccole dimensioni, rivestito con cordicelle disposte orizzontalmente, che lasciano libera solo la bocca.

1 commento:

  1. Decisamente ho "fatto un fiasco", perchè invece di salvare il pezzo l'ho pubblicato : cerco di riparare continuando il discorso iniziato. A Modena, città d'origine di Tomaso, sin dal 1330 era attiva una fornace condotta da vetrai fiorentini, mentre alcuni documenti trecenteschi fanno riferimento al termine "fiascaio" come vetraio addetto alla realizzazione di recipienti particolari, in uso nelle cantine.
    Il fiasco é pure presente in una lettera scritta dalla madre, nel 1447, a Lorenzo de'Medici "... Mandovi sedici fiaschi di vino greco vantaggiato, otto fiaschi di Poggibonsi segnato collo inchiostro, otto fiaschi di Colle...". Nè va dimenticata una seccatissima missiva di Michelangelo Buonarroti alla famiglia ove si dichiarava "... Avrei avuto più caro due fiaschi di vermiglio che otto camicie". Sandro Botticelli raffigura due grandi fiaschi appoggiati ad un tronco d'albero per i commensali invitati al Banchetto per Nastagio degli Onesti. Fu l'ingente produzione di fiaschi a determinare la necessità di una regolamentazione legislativa riguardo misura e portata. Un bando fiorentino del 1574 stabiliva che la misura del fiasco doveva essere di "mezzo quarto", ossia di 2,28 litri, e il "segno pubblico", cioé l'ufficio adatto alle misure, applicava un marchio di piombo sul rivestimento di paglia, a garanzia dell'effettiva capienza del recipiente. Chiunque contravveniva alla disposizione legislativa era punito con la multa di " scudi dua per ogni fiasco". Alla fine del '700 l'impagliatura era disposta in fasce verticali, mentre nella seconda metà dell'Ottocento la base era rinforzata con una ciambella,realizzata con paglia di scarto, stretta con fili d'erba palustre sottile, detta "salticchio". Un Regio Decreto del 1914 riconosceva piena legalità al fiasco tradizionale, esentato dal bollo di capacità. Un D.P.R. del 1965 risollevò le sorti del fiasco: quell'antico recipiente doveva infatti contenere unicamente vino a denominazione di origine controllata. Sembrò un successo, e fu, invece, l'inizio della fine. E' da ricordare, sulla storia del fiasco, che fino al XIX secolo, in cui si formò il connubio vino-bottiglia, non esisteva il tappo perfetto, come quello di sughero, ma piccoli legni avvolti da stracci imbevuti nell'olio o legati da una colata di cera come le sole ed uniche chiusure di cui si disponeva.

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