mercoledì 13 aprile 2011

Quando l'acqua del Marecchia si beveva.



Prima degli anni sessanta, l’acqua del fiume Marecchia era chiara e pulita, le donne vi andavano a sciacquare i panni e tutti quelli della campagna che abitavano lungo le sue rive, la sera,d’estate, vi andavano a fare il bagno .
In tanti vivevano del lavoro sul fiume: gli spaccapietre per primi, seduti al sole sui loro mucchi di sassi ,intenti a romperli a forza di colpi di martello , pieni di ferite per le scheggie che volavano e solo con una retina per proteggere gli occhi.
Poi c’erano i birocciai che caricavano sabbia e ghiaia e attraverso vecchi sentieri e stradine bianche scendevano fino in mezzo al fiume.
C’erano gli sbadilatori , che delimitavano la propria zona di lavoro con dei grossi sassi dopo le grandi e terribili fiumaneche portavano giù tonnellate e tonnellate di materiale :il prelievo allora moderato che ne veniva fatto non danneggiava il fiume, che aveva il letto piano, e l’acqua , anche se poca, scorreva sempre.
Poi negli anni sessanta , essendo aumentata la richiesta di materiale per l’edilizia, hanno cominciato a scavare in maniera esagerata, arrivarono gli industriali che installarono cave meccanizzate con le draghe ,e i carrettieri , venduto il cavallo o il mulo, si affrettarono a comprare i camion.
Lungo il corso del Marecchia si contarono in quegli anni diciassette/ diciotto draghe, e l’opera fu devastante:in certi punti vi fu un abbassamento di 10 metri , molte sponde cedettero e anche il crollo del vecchio ponte nel dicembre 1961 fu imputato allo scalzamento delle basi dei piloni centrali.
Solo nel 1976 una legge Regionale ha bloccato le escavazioni entro il letto del fiume e questo è stato un bene,ma da allora molte zone sono totalmente abbandonate, senza manutenzione , il letto è pieno di ammassi di legname, di canneti e porcherie varie.
Difficilmente nel Marecchia si potrà tornare a berne l’acqua ,come facevano i carrettieri, tanto era pulita: da maggio in avanti, fino a novembre, bastava inoltrarsi di qualche metro, fare un buco col badile nella ghiaia e sgorgava l’acqua limpida , bastavano tre metri di ghiaia e pietrisco per filtrarla perfettamente.

5 commenti:

  1. Io sono nata ad Alessandria, in Piemonte.
    Alessandria sta proprio tra 2 fiumi: il Tanaro e il Bormida. Fin da piccola sento i racconti della mia nonna che mi narra delle gite estive al fiume (dove conobbe il nonno!), le baracche sul fiume che erano considerate "case di villeggiatura", degli uomini che pescavano tranquillamente e delle famigli che alla domenica portavano i bambini a nuotare.
    Ora i nostri due fiumi appaiono marroncini e minacciosi e, nel 1994 con le loro acque hanno coperto una grande parte di Alessandria diventando così i fiumi della tragedia.

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  2. Franco,il solito pasticcione, si é dimenticato la password per cui manda tramite me un suo commento alla potabilità dei fiumi e vuol ricordare come, appena diciottenne, in Valtellina,bevve in piena estate lunghe sorsate di freschissima acqua dell'Adda che ha la sorgente non lontano da Bormio sul Monte Ferro ad oltre 2300 metri s.l.m Adda. in celtico, la lingua degli antichi abitanti del posto vuol dire "acqua corrente". Ciao per Franco.

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  3. Eh, si....in pochi decenni tanti fiumi sono peggiorati tantissimo....una volta c'erano pesci, acqua pulita,erano controllati e gli straripamenti molto meno pericolosi....

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  4. Anche l'Isonzo , il "mio" fiume, era limpido e bevevo la sua acqua corrente; pescavo con la lenza, nuotavo d'estate, raccoglievo la legna ed i giocattoli che le piene regolarmente portavano, .................... a raccontare quel che era l'Isonzo, al giorno d'oggi, rischio di non essere creduto. Perchè oggi l'Isonzo non dovrebbe nemmeno essere chiamato fiume , dal momento che l'acqua c'è solo se piove, di pesci nemmeno parlarne e nemmeno di nuotate ..........direi che è diventato un torrente.-
    aquilasolitaria

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