mercoledì 2 giugno 2010

Tre generazioni al lavoro.

Questa bella immagine é la foto del monumento che é fuori delle mura cittadine di Offida, e rappresenta tre generazioni di merlettaie, nonna, mamma, nipote. E' un omaggio di
Franco che anche in fatto di merletti vuol sempre...dire la sua. GBM.

1 commento:

  1. E te parea che Grazia nun me desse un cicchetto! Non é che mi voglio sempre "impicciare", é che le mie Marche, in fatto di pizzi e merletti, ci sono poche regioni che le battono, forse solo Murano, a Venezia.
    E allora sentite questo.
    L'arte del merletto a tombolo, dal latino tumulus cioè tumolo, é una tradizione che si tramanda da almeno cinque secoli da madre in figlia. Per realizzare manualmente il pregiato merletto occorrono pochi strumenti. Un tombolo, cioè un rullo lungo circa trenta centimetri e dal diametro di venti centimetri; una prebenda, dal latino prae habere, tenere davanti, così chiamata ancora in dialetto, il reggitombolo a tre piedi, filo, spillini di ottone argentato e parecchie coppie di fuselli. Le prime testimonianze storiche dell'uso del tombolo a fuselli, per la realizzazione di pregiati merletti, risalgono al Cinquecento, ma alcune opere pittoriche, insieme ad altre tracce, lasciano pensare che la tradizione fosse già salda almeno due secoli prima. Nel 1600 il merletto offidano era famoso per la ricercatezza e per la qualità. L'istituzione di una scuola del merletto risale al 1910, ma non fu un'esperienza felice per la resistenza culturale secondo la quale sono le mamme a dover insegnare alle figlie l'arte di lavorare a tombolo. Dal 1998 vi é un Museo del merletto a tombolo, a Palazzo de Castellotti. La riscoperta anche a fini turistici ha rinverdito, negli ultimi anni, una tradizione secolare che, come altre, rischiava di andare persa. Oggi, specie nei mesi estivi, girando per le strade di Offida, si possono vedere merlettaie che lavorano al tombolo di fronte all'ingresso della propria casa, proprio come é accaduto per secoli.

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