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Da pochi giorni,sulla Home Page del comune di Poggio Berni, spicca il richiamo al nostro Blog “ Lacampagnappenaieri “, un fatto che ha reso felice Grazia e tutti noi ,e per sdebitarci vogliamo raccontare a chi non lo sapesse, come questa comunità poggiobernese coltivi la memoria della sua gente e del suo territorio in tutti i suoi molteplici aspetti.
Una cosa che mi ha incuriosito leggendo la storia di Poggio Berni è la presenza sul territorio di cinque antichi palazzi appartenuti , nel tempo,ad importanti casate, e di altrettanti cinque antichi mulini, registrati già in un documento del 1588 e rimasti attivi , chi più chi meno ,fino a pochi decenni fa.
L’Amministrazione Comunale di Poggio Berni ha posto i mulini al centro delle proprie iniziative per la valorizzazione dei beni culturali della propria comunità.
I cinque mulini ad acqua di Poggio Berni , come tutti i 165 della Valmarecchia ,non rispecchiano però l’immagine classica del mulino con la grande ruota verticale che pesca nel fiume,ma sono del tipo semplice a ruota orizzontale a cucchiai,collegata con l’albero di trasmissione che fa’ girare le macine.
I mulini di Poggio Berni sono: il mulino Pantano o Sapigni ,non funzionante dal 1944 e privo di impianto molitorio; il mulino delle Pere o Ronci, ancora con impianti molitori funzionanti ma che ha cessato l’attività nella seconda metà degli anni ’90; il mulino della Gualchiera o Molinella,oggi abbandonato e privo di impianti molitori ; il mulino Sapignoli ,integro nella struttura architettonica ma con impianti non più funzionanti che ha cessato l’attività nei primi anni’80; il mulino Moroni, che ha conservato intatto l’impianto molitorio anche se non più utilizzato dagli anni ’50.
Gli ultimi due mulini sono visitabili : il mulino Sapignoli mostra un porticato a cavallo della fossa che lo rende uno degli esempi migliori di tutti quelli della Valmarecchia ; il mulino Moroni, acquistato dal comune per allestirvi il museo della Molinologia , ha conservato intatto l’impianto molitorio con tre coppie di macine, 1 da grano, 1 da mais, 1 per biade ed è veramente bello da vedere.
Tutti i mulini,in ogni tempo, sono stati sia luogo di lavoro che luogo d’incontro e di aggregazione, se non addirittura "focolai del vizio" secondo lo storico Le Goff, per commercianti e contadini che portavano i loro prodotti a macinare ,i quali a volte dovevano attendere anche alcuni giorni e accamparsi in ozio sotto porticati e capanni di fortuna.
L’antica tecnica della macinazione è rimasta inalterata per lunghissimo tempo, le macine giravano giorno e notte tra polvere e rumore e solo la mancanza di acqua durante certi periodi estivi secchi, interrompeva l’attività e in alcune antiche cronache comunali si legge addirittura di carestie per mancanza di farina appunto a causa della siccità.
Chi vuolesse saperne di più, può leggere il bel libro “I mulini della Valmarecchia” di Luca Morganti e Mirco Semprini, dal quale ho tratto queste notizie e che illustra con schede e foto tutti i 165 mulini censiti della zona di bacino del Marecchia.