venerdì 16 luglio 2010

Manovre di oggi, manovre di ieri....


Visto l’andazzo della “Manovra Tremonti, che colpisce i lavoratori a scapito dei capitalisti, voglio ricordare che queste furbate sono vecchie come il cucco.
Chi sui libri di scuola non ha letto della “tassa sul macinato” del 1868 ?
Ebbene,la tassa sul macinato - detta anche tassa sulla miseria, sulla fame- fu la più importante fra quelle imposte dalla Destra dell’epoca per sanare i bilanci dello Stato prossimi alla bancarotta.
Era una tassa che taglieggiava i contadini al momento della macinazione del prodotto controllando i mulini con appositi contatori.
Grave per tutti, la tassa sul macinato fu gravissima nelle campagne , perché il contadino, costretto a pagarla per lo più in natura, non ebbe modo di rivalersi ,nemmeno in parte ,su altri e crebbero fuor di misura i suoi debiti col padrone e coi terzi.
L’adozione di questa imposta portò ad un aumento del pane e provocò numerose rivolte contadine nel nord del Paese, soprattutto in Emilia ,che furono duramente represse dalle tuppe del Gen. Cadorna e costarono 257morti, un migliaio di feriti e ca. 4000 arrestati.
La tassa fu abolita nel 1880 con l’avvento al governo della Sinistra, ma i suoi effetti devastanti per i contadini si prolungarono ancora a causa del forzato ricorso all’usura che aveva causato un forte indebitamento e costretto molti a dover vendere le bestie della stalla.
Dodici anni di questa odiosa tassa avevano contribuito in modo sostanziale al pareggio del bilancio, ma avevano lasciato la campagna e i contadini stremati e in ben tristi condizioni.
Passano i secoli, passano i ministri, ma i governi di rapina non passano mai.

1 commento:

  1. Su iniziativa di Quintino Sella fu introdotta, nel sistema fiscale del Regno d'italia, 1869, una tassa che divenne emblematica per definire l'esosità del fisco: "La tassa sul macinato".Le macine dei mulini d'epoca furono dotate di contatori automatici mediante i quali ogni grammo di macinato (non solo grano)veniva censito e sottoposto al pagamento dell'esoso tributo. Fu uno degli espedienti con il quale il ministro delle Finanze, Quintino Sella, riuscì a portare in pareggio il bilancio dello Stato oberato dai costi delle troppe guerre che l'Indipendenza del Paese aveva richiesto.
    La rivolta dei contadini fu violenta e i tartassati si ribellarono all'iniqua imposizione che colpiva un bene primario come il pane. La crisi agricola fu affamatoria, il grano importato dall'America fece crollare il prezzo del mercato del 50% e la coltivazione del grano indigeno subì l'impatto della concorrenza.Il balzello fu abolito nel 1884, dopo 15 anni.
    Giustiniano Villa, che tutti o quasi conoscete, nel 1874 scrive il "Lamento del popolo italiano sulle tasse". Qui di seguito ne trascrivo un frammento, con il quale richiama ordinamenti od usanze del vecchio Stato Pontificio, di cui non tesse certo l'elogio ma che porta come termine di confronto per una situazione sociale ch'egli vede ulteriormente deteriorata.

    ..."J'era e gverne d'Pio Non,
    Che a ma tutt e vleva impon,
    Mo sa trattamie pu dla tasa,
    An pagamie una gran masa.
    I qua da nun per e passed
    Nissun pagheva e macined,
    Invec adès j'ha una scudela
    Fata a guisa d'na cassela,
    E quand m'un sah iv n'ha tolt ot
    Un pez ingiò l'endè e fagot;
    S'a vlì paghè totta quattrein
    In qualunque sia mulein
    Per un sach d'gren vo per e mench
    Bsogna cai deva ilà cinq french."

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