sabato 28 agosto 2010

La bicicletta,da sempre simbolo di libertà.



Estate, la stagione più bella per un giro in bicicletta.
E in nessun altro posto come in Emilia- Romagna la bicicletta ha conosciuto tanta popolarità fin da subito, a tal punto che negli anni Trenta la regione detiene il primato nazionale di diffusione del mezzo, in rapporto alla popolazione.
Nel 1926 circolano nel nostro Paese 2.900.000 biciclette registrate ( si pagava la tassa di circolazione): allora una buona bici di marca costava 290 lire ,un operaio specializzato aveva una paga di 70 lire, un litro di latte costava 1 lira ,il giornale 25 cent.
Non era facile potersela comprare , occorrevano molti sacrifici, ma
possedere una bicicletta negli anni a cavallo fra le due guerre era il raggiungimento di qualcosa di importante . Specialmente per operai, contadini e impiegati che potevano spostarsi più velocemente dall’abitazione al posto di lavoro o ai campi da coltivare e allargava la possibilità di trovare occupazione in posti prima considerati troppo lontani.
Un mio prozio, da giovane ,negli anni Trenta,lavorò tutta un’estate come cuoco in uno dei primi alberghi di Viserba per mettere da parte i soldi per comprarne una usata , ma poi la poteva sfoggiare in paese e pavoneggiarsi con le ragazze .
E chi può dimenticare il film “Ladri di biciclette “ nel quale il protagonista cerca di rubarne una perché era il requisito principale per ottenere un lavoro….
La bicicletta divenne, infine, anche strumento di propaganda politica.
E’ infatti a Imola che nel 1913 viene fondata la “Federazione nazionale ciclisti rossi” che ,recita lo statuto ,deve “mettere al passo “ coi tempi della modernità la propaganda politica e far arrivare, in definitiva il verbo socialista anche nelle più sperdute frazioni di campagna.
A quei tempi si pedalava perlopiù su strade bianche , imbrecciate alla buona e piene di buche e non di rado si cadeva e ci si sbucciavano le ginocchia .
Nel tempo libero i ragazzi che possedevano una bicicletta portavano in giro , al mare o al cinema le morose sedute sul “cannone”, come testimoniano le tante foto di allora.
E infine nei paesi ,nonostante il traffico quasi assente ,le mamme non mancavano di ammonire i figli che uscivano a giocare per strada a stare attenti alle biciclette e a non finirci sotto…(sta atenti al biciclèti !)

5 commenti:

  1. REQUISIZIONE BICLETTE
    COMUNE DI RIMINI Segreteria generale
    Prot.n°5452
    Rimini lì 17 agosto 1944 XXII°
    OGGETTO: Requisizione di biciclette
    Al Capo della Provincia di Forlì
    Perviene ora la circolare di codesta Prefettura 3 corr.n°2949 Gab.sulla requisizione della biciclette. Considero l’ordine del Ministero superato qui dallo stato di fatto e quindi inapplicabile. Dall’ ottobre 1943 in poi e, piu’ ancora, dal maggio u.s. ad ora, comandi militari germanici, reparti e militari isolati, hanno operato per conto loro la requisizione o l’asportazione di migliaia-dico migliaia- di biciclette. Compiere ulteriori requisizioni, anche se in forma legale, sarebbe iniquo e toglierebbe la possibilità di circolare a quella minor parte della popolazione che ancora ne sia, in questo comune, provvista. E sarebbe, inoltre, supremamente impolitico. Né è il caso di limitare la requisizione, a titolo punitivo, nei confronti dei renitenti di leva sia perché non v’è ormai piu’famiglia cui non sia stata portata via la bicicletta, sia perché non i renitenti si colpirebbero, ma le loro famiglie che hanno già compiuto la prestazione di una bicicletta.
    Il Commissario Straordinario


    Tratto da “LA TRAGEDIA DELLA GUERRA A RIMINI” B.Ghigi Editore
    Roberto Drudi per Ass. IPPOCAMPOVISERBA

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  2. Dopo tanta cronistoria, mi si consenta un po' di letteratura romagnola.(Olindo Guerrini alias Lorenzo Stecchetti alias Argia Sbolenfi)

    In bicicletta.

    Giammai, scoccata da una man feroce
    Dall'arco teso non fuggì saetta
    Come sul suo sentier corre veloce
    La bicicletta.

    Volan le rote e mentre sulla via
    Nessun rumore presso di lei si sente,
    Qualche imbecille al corridore invia
    Un accidente.

    A me che importa se della canaglia
    M'insegue il riso o il mormorar d'alcuni,
    Se l'iniqua parola altri mi scaglia
    O il "molla Buni?"

    Io corro, io volo sulla bicicletta
    Questo ideal delle cavalcature:
    Chi soffre d'emorroidi o di bolletta
    M'insulti pure,

    Ch'io son beata e un fremito m'assale,
    Mi avvolge un' onda di piacer sovrano,
    Quando vengo stringendo il trionfale
    Manubrio in mano.

    Io son beata allor che fra le gambe
    Sento il rigido ordigno e in quegli istanti
    Tendo le coscie e l'agitar d'entrambe
    Lo spinge avanti.
    (Da Rime di Argia Sbolenfi)

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  3. Bellissima e piena di spirito la poesia di Guerrini che non conoscevo ,e molto interessante è anche la nota di Ippocampo.
    Avevo letto qualcosa sulle requisizioni di biciclette in tempo di guerra, ma che fossero state addirittura migliaia non avrei creduto....Grazie mille ,allora,per il prezioso intervento!

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  4. Solo ancora alcune notizie curiose sul "cavallo d'acciaio".
    A Milano, il Generale Bava Beccari, Regio Commissario, che pare sapesse usare bene il cannone, aveva paura della bicicletta, tanto da imporre il divieto di circolazione in tutta la provincia.Molte amministrazioni pubbliche fecero di tutto per arginare la pericolosa novità: dapprima con divieti,infine con la tassazione. Addirittura per guidare la bicicletta ci voleva la patente ed in seguito il certificato di idoneità e poi seguire una speciale scuola guida.
    La Gazzetta dello Sport nasce nel 1896 con la sottotestata "Il ciclista".
    Il tifo e la rivalità ,anche ad arte montata, tra Coppi e Bartali si trasferisce nella politica sì che Coppi é un socialcomunista e Bartali un democristiano. Bartali però viene ricevuto dal Papa, Coppi, molto apprezzato dalla stampa di sinistra, no....
    L'Esercito Italiano nel 1914 creò, primo tra tutti, "Il soldato ciclista",adottando la bicicletta bersagliere, prodotta dalla Bianchi, modello speciale a gomme piene, robusto senza molleggio e che si ripiegava su se stessa per essere messa a spalla.
    Alfredo Oriani, scrittore e poeta faentino dice:"La bicicletta é una scarpa, un pattino,siete voi stessi, é il vostro piede diventato ruota, é la vostra pelle cangiata in gomma....La bicicletta siamo noi, che vinciamo lo spazio e il tempo: soli, senza nemmeno il contatto con la terra che le nostre ruote sfiorano appena".
    Mio babbo mi raccontava che, appena diciottenne,si era fatto la ritirata di Caporetto in bicicletta, che, con un colpo di fortuna, aveva trovato in mezzo ad un gran trambusto abbandonata a terra...

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